La tecnologia continua a fare passi da gigante in ogni settore. Quello oculistico, ovviamente, non fa eccezione. Dopo opportuni test clinici e dopo aver attenuato i potenziali rischi per la sicurezza, il primo ad aver provato questa lente a contatto in realtà aumentata è stato l ’amministratore delegato di Mojo Vision, Drew Prkins.
La Mojo Lens è stata annunciata nel 2020. Il centro della lente è un display MicroLED da 14.000 ppi con un diametro inferiore a 0,5 mm e con una distanza fisica tra i pixel (pixel-pitch) di 1,8 µm. La società lo presenta come il display per contenuti dinamici più piccolo e “denso” al mondo. Il cervello della lente a contatto è un processore Arm Core M0 che si interfaccia con circuiti integrati creati appositamente per la lente (ASIC) e con il modulo radio da 5 GHz che permette la comunicazione.
Inoltre, la lente è affiancata da un accelerometro, un giroscopio e un magnetometro configurati su misura che tracciano continuamente i movimenti degli occhi in modo che le immagini AR rimangano ferme mentre gli occhi si muovono. L’interfaccia delle lente si comanda con il movimento degli occhi e permette di accedere ai contenuti di realtà aumentata selezionandoli senza l’uso di controller.
Attraverso la lente a contatto smart, Drew Perkins ha potuto visualizzare una bussola, delle immagini e un gobbo elettronico che riportava una citazione. Sebbene non sia stato riferito, sia il video a corredo dell’esperienza di Perkins sia le precedenti informazioni sulla Mojo Lens fanno propendere per una visione monocromatica.
Nonostante la realtà aumentata applicata all’uso quotidiano non sia ancora nella disponibilità dei consumatori, uno dei suoi limiti è la necessità di manifestarsi con un dispositivo sugli occhi più o meno ingombrante, o al massimo simile a un paio di occhiali. L’Invisibile Computing della Mojo Lens potrebbe essere la via perfetta per la realtà aumentata, anche se resta ancora tanta strada da fare.