Il processo di digitalizzazione ha ridefinito il mondo del lavoro da remoto. Questa tipologia di lavoro può evidenziare il burnout, fenomeno per cui il lavoratore si sente prosciugato emotivamente e fisicamente.
Un utilizzo errato delle forme di lavoro da remoto può portare i lavoratori a soffrire maggiormente di stress e a limitare i tempi di recupero. Si tratta di una sorta di “presenzialismo digitale”.
La mancanza di interazioni sociali può provocare un senso di solitudine che può incidere sull’attività lavorativa. Spesso le relazioni agevolano la creazione di un ambiente positivo sul posto di lavoro.
Lavorare da remoto non consente di provare senso d’appartenenza, empatia e partecipazione verso la missione aziendale.
Uno studio condotto da Mckinsey ha indicato la flessibilità come uno dei principali fattori che influenzano la scelta di una professione. I settori che richiedono la presenza fisica dei lavoratori hanno avuto maggiori difficoltà nell’attrarre nuovi talenti.
Le aziende che non possono permettersi il lavoro da remoto dovranno adottare nuove strategie come l’aggiunta di benefit e welfare, una nuova prospettiva di crescita e un adeguamento dei salari.
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