La Commissione europea e le autorità antitrust di 22 Stati membri dell’Ue hanno pubblicato i risultati di uno screening dei post sui social media degli influencer. Dall’indagine eseguita sui post di 576 content creator, 358 non rispettano le regole. È, infatti, emerso che quasi tutti (il 97%) hanno pubblicato contenuti commerciali, ma solo uno su cinque ha indicato sistematicamente che il suo contenuto era di carattere pubblicitario. E ancora, l’indagine svela che il 38% degli influencer non utilizza le etichette della piattaforma per rivelare quali sono i contenuti commerciali, come la targhetta “partnership a pagamento” di Instagram ma hanno optato per diciture diverse, come “collaborazione” (16%), “partnership” (15%) o ringraziamenti generici al marchio partner (11%).
“Gli influencer coinvolti in attività commerciali sono tenuti a comunicare la pubblicità in modo trasparente”, asserisce la Commissione europea. Questo non è però quello che succede, stando ai dati raccolti a Bruxelles. Solo il 20% degli influencer, infatti, dichiara sistematicamente la pubblicità presente nei loro post.
Le autorità nazionali contatteranno i trasgressori per chiedere loro di seguire le regole in vigore. Se necessario, potranno essere adottate ulteriori misure coercitive, in conformità con le procedure nazionali. La Commissione analizzerà i risultati dell’indagine anche alla luce degli obblighi giuridici delle piattaforme ai sensi del Digital Services Act (DSA) e adotterà le necessarie azioni esecutive, ove opportuno.
È evidente come a fare le spese di una simile mancanza di chiarezza siano i singoli utenti, di fatto impossibilitati a distinguere la pubblicità dalle informazioni spontanee e senza scopo di lucro. Le pratiche di marketing problematiche indicano l’importanza di disporre di una legislazione moderna e solida, adeguata a garantire l’equità digitale per i consumatori online, spiega la Commissione europea.
Lo scopo di questo controllo di adeguatezza è valutare i problemi che i consumatori devono affrontare nei mercati digitali e determinare se la normativa Ue è applicabile e sufficiente a garantire un elevato livello di protezione o se saranno necessarie modifiche mirate per affrontare meglio tali questioni.
C.T.