L’accelerato progresso della tecnologia e l’incremento della presenza dei giovani nel mondo digitale evidenziano nuove sfide, implicando un crescente bisogno di responsabilità da parte dei genitori e degli insegnanti. Negli ultimi anni, infatti, l’utilizzo della rete per esplorare e relazionarsi con il mondo è diventato parte della quotidianità di moltissimi giovani. C’è chi parla di opportunità, chi invece di dipendenza da Internet, ma sembra esserci accordo sul fatto che i minori vadano protetti dai contenuti inappropriati e dannosi che circolano sulla rete.
La Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza, celebrata nei giorni scorsi in tutto il mondo, ha sottolineato l’importanza di proteggere i minori nel mondo digitale, offrendo a genitori, insegnanti, caregiver, operatori sanitari, leader di Governo, società civile e media un’occasione per riflettere sulla necessità di proteggere al meglio i diritti dell’infanzia anche nello spazio virtuale.
La dipendenza digitale dei più giovani rappresenta una crescente fonte di preoccupazione caratterizzata dall’accesso ininterrotto e compulsivo ai social media e ai dispositivi digitali. Questo comportamento può avere effetti negativi sulla salute mentale, sulle relazioni interpersonali e sul rendimento accademico. Insegnare ai minori l’importanza di un utilizzo equilibrato della tecnologia è un passo fondamentale per affrontare questa emergenza.
A confermare la tendenza alcuni dati contenuti nella XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Tempi digitali”, diffusi da Save the Children.
L’Atlante ha evidenziato che in Italia il 78,3% dei bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone. Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o si utilizza uno smartphone, con un aumento significativo, dopo la pandemia, di bambini tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni: dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il biennio 2021-22.
Nonostante la legge preveda che un utente possa avere accesso ai social solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una presenza massiccia di preadolescenti che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o hanno usato quello di un adulto, spesso un genitore più o meno consapevole. Il tema non riguarda però solo i social e il problema della verifica dell’età è diventato centrale per chi si occupa di attività online: bambini e adolescenti utilizzano piattaforme, tecnologie, software, algoritmi che non sono stati progettati per loro, correndo numerosi rischi.
Il 21 novembre è entrato in vigore il provvedimento di blocco delle Sim per i minori, una decisione presa dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) con l’obiettivo di impedire ai giovani di età inferiore ai diciotto anni di accedere a siti considerati pericolosi e poco sicuri. Questa restrizione mira a proteggere i minori da contenuti nocivi, inclusi quelli che promuovono la violenza o il suicidio, facilitano lo scambio di materiale pornografico e consentono l’accesso a informazioni su armi e sostanze illegali. La nuova normativa che limita l’accesso dei minori a determinati contenuti online rappresenta un passo significativo verso una maggiore protezione online per i giovani. L’Agcom sta cercando di rendere Internet un ambiente più sicuro per tutti, senza compromettere la libertà di accesso alle informazioni. Un sapiente dosaggio tra interventi repressivi e misure preventive potrà assicurare nel tempo un’efficace tutela delle nuove generazioni nell’oceano virtuale e contribuire a costruire una civiltà multimediale rispettosa della dignità e dei diritti di ogni essere umano.
Altro fenomeno preoccupante è quello del bullismo in Rete, sempre più diffuso tra i giovani. Infatti, i dati dimostrano che tra gli 11 e i 13 anni sono in aumento gli atti di cyberbullismo. Spesso le istituzioni scolastiche si trovano impreparate nell’identificare tali fenomeni, principalmente a causa di una marcata sottovalutazione della loro pericolosità. I giovani sono spesso poco consapevoli dei rischi associati alla divulgazione di informazioni personali online. Gli sforzi di sensibilizzazione e i programmi educativi devono concentrarsi sulla promozione di pratiche sicure in rete e sull’acquisizione di una comprensione più approfondita della privacy digitale.
Il problema rimane quello di trovare un bilanciamento tra la necessità di proteggere i minori e quella di lasciarli liberi di accedere alle informazioni in un mondo che cambia sempre più rapidamente. Diventa quindi cruciale adottare un approccio che coinvolga genitori, insegnanti, istituzioni e creatori di piattaforme online. La consapevolezza rappresenta il fondamento per prevenire e ridurre gli effetti negativi del mondo digitale sui minori. Inoltre, è fondamentale sviluppare strumenti tecnologici all’avanguardia, politiche e leggi che favoriscano un ambiente online sicuro e favorevole per le nuove generazioni.
di Ruben Razzante, Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma e fondatore del portale dirittodellinformazione.it