Il consiglio di amministrazione della società ha accettato l’offerta da 44 miliardi di dollari del patron di Tesla. Si tratta di uno dei maggiori leverage buyout (acquisto di una società quotata) e l’accordo dovrebbe chiudersi entro il 2022.
Nei giorni scorsi Musk ha presentato alla SEC (l’authority di Borsa statunitense) un piano dettagliato di finanziamento basato su due prestiti della Morgan Stanley e di altre banche per un totale di 25,5 miliardi di dollari. Altri 21 miliardi verrebbero invece dalla vendita di azioni Tesla. A sostegno di tale offerta si è mosso anche il partito repubblicano, con una lettera di 18 membri della Commissione Giustizia della Camera.
Twitter, quindi, lascerà Wall Street per diventare una società privata interamente controllata da Musk. Con questa mossa il miliardario si mette a capo di uno dei social più influenti nel panorama moderno e la sua promessa è di rendere Twitter la piattaforma della libertà di parola per eccellenza. Questo però desta le preoccupazioni di chi teme che, con Musk al comando (l’imprenditore si auto-definisce “assolutista della libertà di parola”), il social diventerà un’arena dove dilaga l’odio. Secondo alcuni, infatti, la sua crociata “anti-censura” non è la risposta ai problemi che il social deve affrontare quotidianamente. Si interrogano sull’impatto che Musk avrà sulla società anche i dipendenti di Twitter, preoccupati dalla possibilità di cancellazione delle politiche di moderazione dei contenuti. A questo si potrebbe aggiunge il delisting della società, che la sottrarrebbe ai riflettori pubblici lasciando a Musk piena libertà di manovra su come procedere.
Il patron di Tesla, tuttavia, con l’offerta da 54,20 dollari per azione è riuscito a convincere diversi azionisti e alla fine anche il consiglio di amministrazione – organo che, lo ricordiamo, era inizialmente contrario all’acquisizione, tanto da approvare una poison pill per fermare l’operazione.
Musk non ha ancora chiarito nel dettaglio cosa intende fare con Twitter, per il momento si è limitato ad affermare che la piattaforma deve essere trasformata e basarsi su un algoritmo open-source.