Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria, un’occasione per riflettere sul passato, commemorare le vittime e rinnovare l’impegno a combattere l’odio e la discriminazione.
Nell’era digitale purtroppo assistiamo a una crescente diffusione dell’odio razziale attraverso la Rete, fenomeno che evidenzia la necessità di fare tesoro della memoria storica per guidare la nostra comprensione delle dinamiche odierne, impegnandoci a contrastare il dilagare di discorsi discriminatori e a promuovere un ambiente virtuale basato sulla consapevolezza delle tragiche conseguenze dell’intolleranza.
La connessione digitale, purtroppo, anziché agire come mezzo di unione e comprensione, spesso si dimostra un luogo fertile per l’incitamento delle tensioni, che si diffondono rapidamente attraverso i tortuosi sentieri della Rete. La problematica principale risiede nella capacità del web di intensificare le divergenze e alimentare le tensioni già esistenti. Le piattaforme online, pur fornendo uno spazio potenzialmente globale per la discussione, diventano luoghi di conflitto, dove le opinioni vengono amplificate in modo distorto.
L’Unione Europea non ha ancora intrapreso azioni normative concrete per contrastare il fenomeno dell’odio online, nonostante nel 2016 abbia persuaso le principali piattaforme di social media a sottoscrivere un codice di condotta per contrastare l’hate speech. In Italia, la Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, guidata da Liliana Segre, risponde alla necessità di stabilire un sistema che possa distinguere chiaramente tra il diritto alla critica, la libertà di espressione e l’odio.
Istituita nel 2019 e nuovamente organizzata nel 2023 dalla corrente legislatura, la Commissione funge da motore per promuovere un cambiamento culturale, impegnandosi nella sensibilizzazione della popolazione riguardo agli effetti negativi dell’odio e della discriminazione. Le attività investigative della Commissione, in particolare, puntano i riflettori sulla necessità di intervenire nel contesto del diritto interno, sottolineando l’importanza di un’imponente e condivisa azione politica e legislativa.
Le piattaforme social rimangono tristemente il terreno privilegiato dagli haters, i “leoni da tastiera” che esprimono la loro natura violenta pubblicando contenuti ricchi d’odio online, con il rischio che diventino virali anche in poco tempo. La questione è complessa, ma è innegabile che le piattaforme agiscano come enormi amplificatori dei contenuti d’odio.
È sempre più evidente la necessità di convocare i giganti del web e persuaderli a impegnarsi ufficialmente a collaborare con le istituzioni per limitare la diffusione di contenuti dannosi per la coesistenza sociale.
Per affrontare i fenomeni di discriminazione e razzismo è necessaria una collaborazione tra le istituzioni, le piattaforme digitali e la società civile. Le politiche di moderazione online devono essere potenziate e applicate con rigore, assicurando al contempo il rispetto della libertà di espressione. In particolare, le nuove generazioni sono esposte a un flusso continuo di informazioni e interazioni online, il che aumenta il rischio di assimilare in modo inconscio atteggiamenti discriminatori e pregiudizi.
M.M.