Cecilia Sala, Alessandra Durante e Megan Kerrigan: tre storie diverse, unite dallo stesso copione. Un meccanismo implacabile che, in pochi giorni, ha travolto tre donne con shitstorm, accuse strumentali e gogna mediatica, come acutamente osserva l’avvocato Andrea Lisi in questo ben argomentato post su LinkedIn https://www.linkedin.com/posts/andrea-lisi-401857_tre-donne-tutte-e-tre-vittime-di-odio-on-activity-7352969320995471362-8boO/?lipi=urn%3Ali%3Apage%3Ad_flagship3_messaging_conversation_detail%3BA4FzKJ8hQgu6CdmeVqilxQ%3D%3D
La violenza verbale non è più eccezione ma regola e la dignità personale viene calpestata sotto l’indifferenza generale.
Cecilia Sala, bersaglio di attacchi sessisti e politici, è stata spinta a difendersi pubblicamente, finendo a sua volta accusata di aver violato la privacy del suo detrattore. Alessandra Durante, ex assessora a Lecco, è stata smascherata in modo illegittimo in un gruppo Facebook e travolta da accuse infondate amplificate dai media, fino alle dimissioni. Megan Kerrigan, moglie dell’uomo coinvolto nel caso “Kiss Cam” ai Coldplay, ha subìto un’ondata di commenti morbosi e intrusivi, che l’hanno costretta a chiudere i propri profili social.
Tre vicende che, come osserva Andrea Lisi, rivelano un tratto comune: l’odio online non è solo un comportamento individuale, ma un fenomeno sistemico, amplificato da algoritmi che premiano i contenuti più divisivi e alimentano dinamiche di gruppo tossiche. I diritti alla privacy, alla reputazione, all’immagine, diventano accessori sacrificabili, e chi tenta di ristabilire verità o moderazione finisce schiacciato dal rumore di fondo.
Il vero problema però è l’assuefazione. Ci stiamo abituando a questo fango digitale, accettandolo come parte inevitabile della conversazione pubblica. È stata normalizzata l’aggressività online, terreno fertile per una progressiva erosione delle libertà individuali.
Oggi colpisce loro, domani può toccare chiunque. Fermarsi e non alimentarlo è già un atto di difesa dei nostri diritti, come evidenzia Andrea Lisi.
A.C.
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