Il libro in questione celebra il sessantesimo anniversario della legge del 3 febbraio 1963, n. 69, che ha sancito la nascita dell’Ordine dei Giornalisti in Italia. La narrazione prende avvio dagli anni Cinquanta, un periodo segnato da un caso di cronaca sensazionale: la morte di Wilma Montesi. Questo evento innescò una frenetica caccia al colpevole da parte dei giornalisti, che coinvolse anche numerosi politici, portando il Governo a minacciare provvedimenti restrittivi sulla libertà di stampa se non fosse stato creato un organo di autocontrollo deontologico. Da questa necessità nacque l’Ordine dei Giornalisti, delineato negli Atti Parlamentari della terza legislatura (1958-1963).
Claudio Santini, presidente del Consiglio di disciplina territoriale dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia–Romagna e direttore alla Formazione della Fondazione dell’Ordine regionale, può essere considerato un vero maestro di deontologia.
Il suo volume è un intrigante mix tra un saggio storico e un racconto avvincente, pensato per essere accessibile anche ai non addetti ai lavori. L’autore esplora come specifici eventi abbiano plasmato le “Carte comportamentali”, trasformando la deontologia giornalistica in un racconto degli ultimi cinquant’anni di vita italiana. Dalla leadership di De Gasperi e Moro, passando per l’era Berlusconi, fino agli scandali di Tangentopoli, i flussi migratori e la violenza negli stadi, il libro offre una panoramica completa e dettagliata della storia recente italiana vista attraverso la lente del giornalismo.
Ogni evento trattato non solo viene descritto nel contesto storico, ma viene anche analizzato per il suo impatto sulla pratica giornalistica e sulla legislazione relativa. Questo rende il volume anche una riflessione critica sull’evoluzione del giornalismo in Italia.
Un altro elemento di notevole interesse è la discussione sulla revisione del Testo Unico dei doveri del giornalista da parte della Commissione Giuridica del Consiglio Nazionale dell’Ordine. L’autore sottolinea l’importanza di queste modifiche, che potrebbero trasformare il Testo Unico in un Codice articolato prescrittivo, rappresentando un passo significativo nell’evoluzione della deontologia giornalistica.
Il libro dunque si rivela una lettura stimolante non solo per i professionisti del settore, ma anche per chiunque sia interessato alla storia italiana e al ruolo cruciale che il giornalismo ha giocato nel plasmarla. La capacità dell’autore di trasformare un potenziale saggio storico in un racconto avvincente rende il volume accessibile e interessante per un pubblico ampio.
I contributi di Silvestro Ramunno, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna che ha scritto la prefazione e di Carlo Berti, Professore Associato di Diritto Privato, Diritto Civile e Diritto della Comunicazione presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Bologna che ha scritto l’introduzione, rendono questo libro una lettura particolarmente interessante e consigliata per chiunque desideri capire meglio le dinamiche tra giornalismo, politica e società in Italia negli ultimi sessant’anni.
A.L