Il progetto ha lo scopo di identificare gli strumenti, gli utilizzi e i contenuti che orientano i processi di consumo mediale digitale dei minori, di identificare le funzioni e i bisogni che device e canali sono chiamati a soddisfare e in parallelo le criticità (disagio, percezione di inadeguatezza, paura) che segnano il rapporto fra minori e ambienti digitali, di fornire possibili linee guida e buone pratiche per tutelare i minori riguardo a rischi ed esperienze negative degli ambienti online e di delineare possibili nuovi strumenti di misurazione e impatto, sostenibili, in grado di monitorare nel tempo i processi e di fornire dati comparabili anche a livello internazionale.
All’interno del progetto è stata effettuata l’indagine “Alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori: comportamenti, opportunità e paure dei navigatori under 16”, su un campione rappresentativo di 1667 bambini tra gli 8 e i 10 anni e adolescenti tra i 14 e i 16 anni. La ricerca è stata presentata nella sede di Milano dell’Ateneo dal professor Ruggero Eugeni, dalla direttrice dell’Almed professoressa Mariagrazia Fanchi e dai ricercatori Giulio Vidotto Fonda, Sara Sampietro, Federico Bionda, Giancarlo Grossi e Sebastiano Pacchiarotti.
La ricerca ha previsto una prima fase esplorativa, seguita da un questionario somministrato via web, da interviste online e da focus group collaborativi. Ad alcuni dei partecipanti, inoltre, è stato chiesto di compilare un diario giornaliero di consumo mediale e digitale. L’indagine ha avuto come obiettivo quello di esplorare l’utilizzo che i minori fanno del web e delle piattaforme social, cercando di comprendere quanto tempo bambini e adolescenti trascorrono online e cosa vogliono ottenere dalla rete.
I risultati dell’indagine sono stati presentati durante un workshop in cui sono intervenuti Riccardo Acciai dell’Ufficio del Garante per la protezione dei dati personali, Filomena Menna dell’Istituto degli Innocenti, Carla Granieri di ANICA, Maria Eleanora Lucchin di Confindustria Radio e Tv, Davide Gallino e Francesco Marrazzo di Agcom; le conclusioni sono state affidate a Barbara Strappato della Polizia postale.
I ricercatori sono riusciti a delineare quattro profili degli user minorenni: gli irrequieti (il 31% del campione), che su Internet cercano emozioni forti, andando incontro, spesso, ad esperienze negative; gli esploratori (il 25%), che considerano ancora la famiglia come un punto di riferimento e vedono internet come un luogo da scoprire; i performativi (24%), soprattutto adolescenti maschi già capaci di tutelarsi dai rischi che possono incontrare online, appartenenti a famiglie istruite e benestanti; i ripiegati (20%), prettamente adolescenti femmine, descritti come “arrabbiati, impauriti e insoddisfatti di sé”.
Dall’indagine è anche emerso che i minori trascorrono online da una a tre ore al giorno, uno su cinque oltre le quattro ore. Il 94% di loro utilizza uno smartphone, nonostante sia una forte distrazione. Sette ragazzi su dieci usano regolarmente i social e le piattaforme streaming. WhatsApp è la piattaforma di messaggistica con il maggior numero di utenti, ma anche le altre piattaforme Instagram e Pinterest, Netflix e Amazon Prime Video sono una grande attrattiva per i più giovani.
“Gli ambienti digitali sono una risorsa fondamentale per le generazioni più giovani, una palestra dove imparare le regole della socialità e della dialettica costruttiva”, ha affermato la professoressa Mariagrazia Fanchi, direttrice dell’Almed. “Sono mondi complessi, rispetto ai quali i nativo-digitali, non meno delle generazioni che li hanno preceduti, si trovano a dover maturare competenze d’uso”, ha aggiunto, ricordando l’importante ruolo dei genitori.
“I dati confermano la necessità di sostenere e promuovere progetti di alfabetizzazione mediatica e digitale e progetti educativi a tutela dei minori, che favoriscano la realizzazione anche di programmi di comunicazione”, ha commentato Donatella Proto, dirigente del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
C.T.