L’esercizio della libertà di espressione in ambito giornalistico è disciplinato da un sistema integrato di disposizioni legislative e norme di produzione giurisprudenziale.
A inizio anno, in Senato è stato depositato un disegno di legge di riforma del sistema delle responsabilità dei giornalisti. La proposta interviene su molteplici disposizioni della legge sulla stampa, del Codice penale e del Codice di procedura penale.
In primo luogo, per quanto concerne le pene, viene esclusa la reclusione: anche nei casi più gravi compare solo la multa da 10.000 a 50.000 euro, oltre alla sanzione accessoria della pubblicazione della sentenza di condanna. Nel nuovo scenario, la rettifica riveste un ruolo centrale, e subisce importanti modifiche.
La prima firma della proposta di legge è di Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali che ha illustrato la nuova norma insieme al capogruppo Lucio Malan e all’ex senatore Giacomo Caliendo.
L’obiettivo è di approvare una legge ad ampio raggio che comprenda tutte le sfaccettature del reato di diffamazione. Una legge che non riguarda solo i giornalisti, ma anche politici, professionisti, e chiunque può incappare nel reato di diffamazione.
“Se chi ha pubblicato una notizia diffamatoria della reputazione altrui – spiega Balboni – si rende conto di aver sbagliato è giusto che abbia la possibilità di riparare”, se invece, prosegue, “chi sbaglia vuole perseverare nell’errore è giusto che vada a processo. Si tratta di uno stimolo che la politica vuole offrire per una informazione sempre più corretta. Una forma di autodisciplina”.
Il testo proposto, ricorda ancora Balboni, non è una novità. “Era uscito dal comitato ristretto, costituito nella scorsa legislatura nell’ambito della commissione Giustizia, un testo condiviso all’unanimità”.
In merito alla proposta è netta la posizione di Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, espressa durante la conferenza stampa convocata con l’Ordine dei giornalisti, mercoledì 25 ottobre 2023, per lanciare un allarme sul disegno di legge in materia di diffamazione a mezzo stampa adottato dalla commissione Giustizia del Senato.
Entro l’8 novembre dovranno inoltre essere presentati gli emendamenti e gli organismi di rappresentanza dei giornalisti, i quali hanno elaborato una serie di proposte di modifica.
Secondo l’Ordine tra i punti critici del testo, che abolisce la misura detentiva per reati di diffamazione a mezzo stampa, come esplicitamente chiesto dalla Corte Costituzionale e dagli organismi internazionali (sentenza n.150/2021), ci sono sanzioni pecuniare spropositare rispetto alla media retributiva di collaboratori e lavoratori autonomi.
Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine ha sottolineato: “Rivolgiamo un appello ai membri della commissione Giustizia affinché possano recepire queste nostre richieste”.
“Prevedere queste sanzioni – ha aggiunto –, oltre al risarcimento del danno, significa consigliare a chi fa questa professione di cambiare mestiere. Sono norme che non tengono conto della realtà concreta della professione e possono reprimere il grado della libertà di informazione del Paese. Non sono suggerimenti che diamo a cuor leggero: sono il portato di preoccupazioni decennali, che anche i principali organismi internazionali esprimono sul grado di libertà in Italia”.
C.L.