Stupisce il silenzio assordante che ha accompagnato l’aggressione contro Filippo Roma, nel week-end scorso, al raduno grillino di “Italia 5 Stelle”. La iena tentava di intervistare Virginia Raggi, ma le è stato impedito. Anzi è stato aggredita da alcuni militanti pentastellati.
Sono azioni da stigmatizzare a prescindere dal colore politico, sia che accadano ai raduni leghisti di Pontida, sia che accadano durante le kermesse di qualsivoglia altra forza politica. Gli episodi di intolleranza ai danni di chi fa informazione, sia pure a volte in modo discutibile, riportano le lancette dell’orologio a epoche buie della storia d’Italia che non vorremmo più vivere. Ogni iniziativa di prevaricazione di un potere sull’altro è sempre una sconfitta della democrazia.
Ci saremmo aspettati che esponenti Pd si indignassero come hanno fatto in passato in analoghi episodi. Ci saremmo aspettati che i vertici della categoria dei giornalisti rivendicassero il sacrosanto diritto di informare, anche se questa volta era una iena a volerlo esercitare.
È vero, le Iene a volte oltrepassano i confini della deontologia giornalistica e utilizzano l’arma dell’intervista o addirittura i mezzi fraudolenti in modo improprio. Sono state condannate anche dalla Cassazione in diversi casi nei quali avevano preteso di violare la privacy dei soggetti coinvolti. Ma in un raduno pubblico di una forza politica votata da milioni di cittadini non è accettabile che il sindaco della capitale non sia intervistabile e che un operatore dell’informazione venga aggredito e intimidito.
All’inizio del suo mandato alcuni giornalisti esagerarono con la Raggi, riservandole un trattamento assai severo e invadendo la sua privacy. Nel week-end, però, il popolo grillino ha pareggiato i conti con il mondo dell’informazione.