Il social media manager è un lavoratore dipendente o libero professionista che scrive contenuti, associa le immagini ai testi, costruisce a campagne di promozione per i brand o i marchi di cui si occupa, segue i social e risponde alle interazioni. In generale questi hanno un ruolo di responsabilità che concerne la gestione del delicato rapporto tra aziende, organizzazioni, pubblica amministrazione e i rispettivi utenti.
A novembre dello scorso anno è stata creata l’Associazione nazionale dei social media manager (Ansmm) con l’obiettivo di inquadrare la categoria come altre figure professionali ben definite con corrispondenti mansioni, diritti e tutele. Renato Scattarella, il vicepresidente dell’Ansmm, afferma che il lavoro del social media manager “è un lavoro trasversale, siamo nella pubblica amministrazione come nelle grandi aziende, nei settori più disparati, dal farmaceutico, al metalmeccanico, al mondo del food, eccetera”. Aggiunge inoltre: “La nostra è una professione ancora invisibile, nonostante sia sempre più diffusa, e viene esercitata in varie forme: individuale, societaria o dipendente. […] È un mestiere in continua evoluzione che presuppone un continuo aggiornamento. Occorre approfondire anche competenze legali, dalle norme sulla privacy a quelle di diritto commerciale. Insomma, è anche una professione carica di responsabilità”.
Per chi svolge questo mestiere non esiste, quindi, un contratto di riferimento, e una figura professionale definita. Si tratta di figure inquadrate in contratti già esistenti ad esempio molti social media manager sono liberi professionisti con partita Iva. Tuttavia, pur rientrando in questa categoria non esiste Ateco dedicato alla social media manager cosi come non esistono certificazione per la professione o regole deontologiche.
Si cerca oggi di far si che la professione possa essere riconosciuta in particolare dal punto di vista retributivo, normativo e contrattuale. Si chiedono i più basilari diritti sindacali: una retribuzione dignitosa, un orario di lavoro, diritti quali ferie, malattia, misure previdenziali e di welfare.
È stato aperto un percorso di dialogo e confronto per analizzare nel dettaglio le caratteristiche del lavoro delle nuove professionalità e individuare possibili percorsi di inclusione contrattuale utili a rendere il contratto collettivo nazionale grafici editoriali quello di riferimento per tutti i lavoratori digitali della filiera.
(C.D.G.)