Durante la pandemia abbiamo patito fortissime limitazioni delle libertà personali e anche drastiche sospensioni del diritto alla privacy, sacrificato sull’altare della tutela della nostra salute. Ora gradualmente si sta tornando alla normalità.
E’ provvidenziale che ciò stia accadendo, considerata la costante moltiplicazione di attacchi informatici. A turbare il sonno di milioni di utenti sono i dati esposti martedì scorso alla Camera da Antonello Soro, Presidente dell’Autorità Garante per la privacy, durante la presentazione della Relazione annuale.
Gli attacchi informatici hanno subìto una vera e propria impennata, essendo cresciuti del 91,5% nel settore dei servizi in Rete e del cloud. Anche gli atti di spionaggio e sabotaggio sono triplicati, in misura percentuale, rispetto allo scorso anno.
Nel 2019 sono stati denunciati in media quattro attacchi al giorno a computer, server e posta elettronica, compiuti per le finalità più disparate: acquisizione di credenziali d’accesso o di dati relativi a strumenti di pagamento; accesso non autorizzato a caselle di posta elettronica; furto di dispositivi digitali.
Dilagano anche le attività illecite di profilazione dei nostri comportamenti in Rete, considerato che il Garante privacy ha dovuto comminare elevate sanzioni per “marketing selvaggio” ad aziende che hanno ecceduto nell’utilizzo dei dati degli utenti per promuovere i loro beni e servizi. Ecco perché, come ha ricordato Soro, è indispensabile <fare della protezione dei dati, dei sistemi e delle infrastrutture un obiettivo prioritario delle politiche pubbliche>, creando un’infrastruttura cloud pubblica.