Le istituzioni dell’Unione europea, all’inizio dell’estate 2022, hanno fissato al 2035 la data entro cui sarà vietato commercializzare macchine e furgoni a motore termico, in quanto estremamente dannosi per la qualità dell’aria e il riscaldamento globale. Ad oggi però il processo di decarbonizzazione nel campo dei veicoli in Europa sembra essere in una preoccupante situazione di stallo.
Confrontando i dati del 2021 con quelli attuali, si è verificata una riduzione della quota dei BEV (Battery Electric Vehicle, veicoli elettrici a batteria): dal 13% all’11%.
“All’inizio i nuovi standard europei di CO2 (95 g CO2/km) hanno creato un’impennata delle auto elettriche: per restare in linea, i costruttori erano obbligati a vendere una certa quota di veicoli a zero emissioni. Nel 2019, quando ci si preparava all’introduzione della nuova regola sulle emissioni, l’Europa ha internalizzato 60 miliardi di investimenti sull’auto elettrica”, spiega a Linkiesta Veronica Aneris, direttrice per l’Italia di Transport&Environment.
Di fronte a questa debolezza, la Cina e gli Stati Uniti non hanno esitato ad irrompere nel mercato europeo. Quello che si registra in Europa non è una crisi di materie prime, bensì di policy industriali mirate. Anche se le vendite di Bev sono di fatto ferme, tutti i produttori europei (a parte Volkswagen) sono in linea con i loro target fissati per la fine del 2022. Quest’anno il 5% delle auto elettriche a batteria vendute in Europa appartiene a case automobilistiche cinesi. Le prospettive, per Pechino, sono molto rosee: i produttori cinesi, nel 2025, potrebbero soddisfare una quota di domanda europea di nuove Bev che oscilla tra il 9% e il 18%.
Le politiche adottate dalla Cina e dagli Stati Uniti in realtà risultano difficili da replicare in Europa, ma possono essere uno spunto per i legislatori degli Stati membri e dell’Ue, dove non ci sono misure in grado di incentivare veramente il processo di elettrificazione. In Cina, per esempio, c’è un target vincolante e progressivo che impone la vendita annua di un certo numero di auto elettriche. Anche in California sono stati introdotti target vincolanti e progressivi che obbligano a commercializzare un certo numero di auto a zero emissioni e l’obiettivo è raggiungere entro il 2025 quota 250.000 colonnine di ricarica installate.
Per uscire da questa situazione di stallo, secondo Veronica Aneris, l’Europa dovrebbe velocemente mettere fine alla vendita delle auto inquinanti a partire dal 2035. “Dopodiché”, prosegue Aneris, “è necessario lavorare sulle piccole flessibilità, che se non risolte possono minacciare obiettivi già poco ambiziosi”. Sarebbe inoltre importante rivedere gli standard sulle emissioni.
L’Ue sta anche valutando di rendere obbligatoria l’elettrificazione delle flotte aziendali entro il 2030, e la scorsa settimana il Parlamento ha chiesto agli Stati membri di installare colonnine di ricarica ogni 60 chilometri lungo le strade principali entro il 2026. Il problema è che nel voto sulla direttiva dei “carburanti alternativi” è stato bocciato l’emendamento che prevedeva le sanzioni ai Paesi non in pari con le regole (1.000 euro di multa per ogni colonnina non installata).
In Italia nel terzo trimestre del 2022 è crollato il mercato delle vetture elettriche del – 34,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma è in crescita il numero delle stazioni di ricarica sul territorio nazionale. Sulla rete autostradale si contano 310 stazioni.
Tuttavia i soldi stanziati dal governo Draghi per sostenere l’acquisto delle full electric e delle ibride plug-in è rimasta inutilizzata: oltre 142 milioni per le elettriche e più di 151 milioni per le ibride.
Oltre agli elevati prezzi delle vetture elettriche (per esempio la 500e, senza incentivi, costa intorno ai 27 mila euro), ci sono molti motivi alla base della statistica negativa del 2022. Anche i tempi di consegna delle vetture elettriche sono lunghi (circa 12 mesi). Le persone dovrebbero cambiare il loro stile di vita per fare le ricariche, invece la benzina risulta essere disponibile più velocemente. “Il fattore caro energia e le preoccupazioni rispetto ai prossimi mesi portano i consumatori a rinviare gli acquisti più importanti, non solo quello dell’auto” dice Nicola Pasqualin, researcher & EV Specialist in Quintegia.