Negli ultimi anni la Rai si è trovata a far fronte ad una diminuzione costante delle entrate, fino ad un crollo pari a 700 milioni di euro. L’amministratore delegato della Tv pubblica, Carlo Fuortes ha infatti sostenuto come oggi gli investimenti pubblicitari si stiano rimodulando con forme innovative. Ha così indicato “quattro modeste proposte per invertire le dinamiche economiche e tentare di avvicinarsi alle best practice europee, senza incidere sulle tasche degli italiani”.
I primi tre provvedimenti consistono nel riconoscimento integrale delle risorse del canone, senza trattenute da 110 milioni di euro e finanziando il Fondo per il pluralismo con altre risorse; nel cancellare la tassa sulla concessione sul canone ordinario; nel limitare l’affollamento pubblicitario per singola fascia all’8%.
Infine l’ultimo provvedimento consisterebbe nell’estendere il canone ai device multimediali, quali tablet, PC e smartphone. Secondo Fuortes infatti, la diminuzione dei ricavi pubblicitari e commerciali è dovuta alle decisioni legislative, ma anche all’evoluzione tecnologica, riferendosi al digitale terrestre ed al mercato dei prodotti premium. Fuortes prosegue sostenendo che l’introduzione del canone in bolletta ha in parte aiutato a limitare ulteriori riduzioni di risorse dovute all’evasione.
Inoltre, la mancanza di risorse ha portato anche ad una riduzione degli investimenti sia sul prodotto culturale e sull’acquisto di diritti, sia sulle infrastrutture immobiliari e tecnologiche. L’introduzione del canone sul servizio streaming potrebbe essere una decisione condivisibile, purtroppo però la fascia più giovane della popolazione italiana preferisce informarsi ed intrattenersi tramite altri canali, sia per comodità che per mancanza di offerta.
Il capogruppo Lega in vigilanza Rai, Massimiliano Capitanio si è espresso così a proposito della possibile introduzione del nuovo canone: “I ricavi sono diminuiti di 702 milioni rispetto al 2008, la pubblicità ha numeri drammatici, l’azienda guarda a realtà come la Svizzera e l’Austria dove il canone costa 300 euro rispetto ai nostri 90 e per il riequilibro delle risorse si chiede l’ampliamento del perimetro di applicazione del canone ai device e multimediali. Il solo messaggio, anche a fronte di un impatto nullo sugli utenti, è irricevibile: la Lega si opporrà in tutti i modi a nuovi canoni. Prima la Rai si impegni a fornire un servizio di qualità senza fiction su Lucano, senza la faziosità ideologica del Tg1, senza le sceneggiate strapagate di Fedez e con una Raiplay che arrivi almeno ai livelli di Netflix. Poi impari a gestire il patrimonio immobiliare come un buon padre di famiglia, senza sprechi e dilettantismi. Infine, preoccupiamoci di chi ancora non paga il canone prima di tassare i cellulari o aumentarlo a chi è già in regola”.