Uno dei problemi più grossi che abbiamo nel combattere il cyberbullismo e i suoi drammatici effetti è proprio la sfiducia da parte dei giovani nella capacità degli adulti di essere interlocutori attenti e competenti, qualcuno in grado di fare la differenza.
A tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo è stata emanata legge 71/201 che introduce la possibilità di chiamare in causa il Garante della Privacy per chiedere la rimozione dei contenuti. La norma espone, inoltre, l’ammonimento da parte del Questore per il cyberbullo e in tutte le scuole prevede che venga individuato un professore che sia di riferimento per le iniziative antibullismo.
Secondo i dati del monitoraggio del bullismo e del cyberbullismo fatto dalla piattaforma Elisa, nelle scuole è stato nominato il docente referente (76% dei casi nella scuola primaria, 83,4% alla scuola secondaria di primo grado e 74% nelle scuole secondarie di secondo grado), ma tale figura non sembra essere sempre conosciuta nella comunità scolastica, soprattutto da parte degli studenti e delle studentesse: solo il 13% di loro dichiara di sapere chi è il docente nominato come referente nella propria scuola. Anche il protocollo di presa in carico delle situazioni di bullismo e cyberbullismo inizia ad essere diffuso: il 38% dei docenti della scuola primaria dichiara che è stato adottato, così come il 46,1% dei docenti di scuola secondaria di primo grado e il 40,2% della secondaria di secondo grado.
Ma non basta solo questo: è fondamentale che la comunità intera, tutto l’extra scuola, dia ai ragazzi, vittime e bulli, la certezza che di questi argomenti gli adulti si interessano, non solo non li minimizzano ma sono in gradi davvero di affrontarli, che posseggono le competenze per poter trovare delle risposte alle loro paure.
Bisogna, tuttavia riconoscere la volontà di anonimato: i ragazzi devono avere la possibilità di rivolgersi direttamente alle piattaforme, perché non c’è verso, loro di questi argomenti non ne vogliono parlare con i genitori, non vogliono dargli questo dolore. Ci sono tanti soggetti attivi, ma le stesse piattaforme devono poter accogliere una segnalazione e innescare una risposta virtuosa che possa salvare il ragazzo. I ragazzi chiedono questo, risposte attraverso canali digitali.