“Dobbiamo fare di più”, è il messaggio lanciato in occasione del congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo), svoltosi a Madrid dal 20 al 24 ottobre 2023. Durante il quale è stata presentata una nuova rivista dell’organizzazione (Real world data and digital oncology), attraverso cui si punta a “raccogliere e pubblicare dati scientifici di alta qualità relativi alle trasformazioni in atto nella ricerca e nell’assistenza oncologica” grazie all’avvento delle nuove tecnologie digitali.
Fino a questo momento, le applicazioni più diffuse nella pratica clinica hanno riguardato la diagnostica, nello specifico l’interpretazione di esami di screening mammografico e della tac spirale utilizzata per lo screening del tumore. Gli esperti si sono trovati d’accordo su un punto. Fino a quando non ci sarà una regolamentazione specifica in questo senso, la diffusione di queste tecnologie continuerà a procedere a macchia di leopardo. «Esistono già software basati sull’Intelligenza artificiale in grado di estrapolare informazioni dalle immagini e dalle cartelle cliniche elettroniche e supportare l’adozione di programmi di prevenzione e screening specifici, basati cioè sul rischio individuale di sviluppare una determinata malattia», afferma Raquel Perez-Lopez, radiologa dell’Istituto di oncologia Hebron di Barcellona. Ma senza un quadro giuridico ben definito, le risorse sono destinate a rimanere sottoutilizzate. Rischio che potrebbe configurarsi, oltre che in chiave preventiva e terapeutica, anche nel campo della ricerca, dove queste applicazioni potrebbero fornire informazioni utili negli studi della genetica dei tumori.
L’avvento dell’Intelligenza artificiale in oncologia è soltanto destinato a crescere, ma bisogna aumentare anche la formazione degli oncologi. «L’adozione di un metodo standard con cui valutare le tecnologie di Intelligenza artificiale al pari di quanto già facciamo con i farmaci sarà fondamentale per massimizzare i benefici, garantendo al tempo stesso che la loro adozione non aumenti il rischio di “bias” che potrebbe causare disuguaglianze nella cura dei pazienti», spiega Rodrigo Dienstmann, caporedattore della rivista di Esmo, Real world data e digital oncology. Ma a dover cambiare approccio, secondo il direttore, sono anche i suoi colleghi: «Molti non sono pronti a questa evoluzione, che richiederà anche un surplus formativo. Dobbiamo formare i medici all’utilizzo di questi strumenti in maniera sicura, basandoci su una chiara comprensione del loro valore e dei loro limiti. Non si tratta di mettere la macchina davanti all’uomo, ma di far lavorare insieme queste parti per garantire ai pazienti risultati migliori rispetto a quelli attuali».
F. S.