Negli ultimi mesi, le Nazioni Unite stanno negoziando una nuova Convenzione sui crimini informatici, un trattato globale che mira a definire e a criminalizzare una serie di cyber reati. Il trattato rappresenta un passo importante per la lotta alla criminalità informatica, ma solleva anche alcune preoccupazioni in relazione al rispetto dei diritti umani e della privacy.
Cominciando dagli aspetti positivi, la Convenzione presenta diversi punti di forza. Innanzitutto, fornisce una definizione comune di reato informatico, che può aiutare a migliorare la cooperazione internazionale nella lotta a questi reati. In secondo luogo, stabilisce standard minimi per la prevenzione e la repressione dei reati informatici, che possono aiutare gli Stati a migliorare la propria capacità di contrasto. Infine, la Convenzione prevede un meccanismo di cooperazione internazionale, che può facilitare l’assistenza reciproca tra gli Stati nelle indagini e nei procedimenti penali.
Tuttavia, la Convenzione solleva anche alcune preoccupazioni. In particolare, alcuni esperti hanno espresso il timore che le pretese di alcuni Stati, come Russia e Cina, possano limitare la libertà di espressione e di riunione online, nonché giustificare la sorveglianza di massa. Inoltre, la convenzione non include ancora alcuna garanzia specifica per la protezione della privacy, il che potrebbe rendere più facile per gli Stati raccogliere dati personali online.
In conclusione, la Convenzione delle Nazioni Unite sui crimini informatici è un documento che, in virtù della sua complessità, richiede un’attenta valutazione da parte di tutti i Paesi coinvolti. Il trattato ha il potenziale di essere un importante strumento per la lotta alla criminalità informatica, ma è importante che venga negoziato con attenzione per evitare che possa essere utilizzato per limitare i diritti umani e la privacy.
Se si troverà il bandolo della matassa, la Convenzione dovrebbe essere adottata a inizio 2024.
SF