Gli adulti del domani sono alcuni dei soggetti più a rischio per quanto riguarda gli effetti indiretti causati dalla pandemia.
Durante lo scorso Congresso Straordinario Digitale della Società Italiana di Pediatria (SIP), pediatri provenienti da tutto il contesto nazionale si sono confrontati su alcune delle tematiche più delicate relative ai minori: rischi psicologici e deficit formativi legati all’isolamento ed alla chiusura delle scuole, mancate cure negli ospedali e terapie ritardate a causa della priorità del Covid e tanto altro.
Alberto Villani, presidente SIP, ha esposto un quadro molto preciso della situazione, sostenendo che, anche se il virus di per sé ha colpito meno l’età pediatrica, i danni cominciano a farsi sentire e la paura di frequentare luoghi sanitari considerati a rischio contagio ha impedito ad innumerevoli pazienti di sottoporsi alle cure quotidiane per patologie esterne.
“A farne le spese sono soprattutto i bambini più fragili” spiega Giovanni Corsello, precedente Presidente SIP, “quei bambini con patologie croniche complesse che durante le fasi più acute della pandemia si sono ritrovati nell’impossibilità di seguire i controlli previsti, di raggiungere i centri ospedalieri e spesso anche gli ambulatori dei medici di famiglia”.
Secondo una ricerca condotta da “SIMGePed, Uniamo ed Associazioni amiche di Telethon”, circa il 40% dei bambini fragili ha interrotto i controlli e le stesse famiglie, a fronte di eventi critici delle patologie dei bambini, hanno preferito non accedere ad un servizio di emergenza, ma di gestirlo in proprio, con molti rischi. Secondo le stime, c’è stato un calo medio dell’utenza pediatrica del 40% ed il minor accesso ai servizi sanitari ha influito sul ritardo diagnostico anche per patologie in cui la tempestività della diagnosi può risultare decisiva.
Sul fronte delle vaccinazioni si è assistito soprattutto nella prima ondata ad un calo delle coperture vaccinali generalizzato. Secondo un’indagine condotta da SIP e Pazienti.it oltre 3 genitori su 10 hanno rinviato le sedute vaccinali dei propri figli per paura del contagio o per la chiusura dei centri vaccinali, con il rischio di una possibile ripresa di patologie infettive prevenibili. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’UNICEF e il Gavi hanno stimato che almeno 80 milioni di bambini sono a rischio di contrarre malattie prevenibili con le vaccinazioni in seguito alla pandemia.
Sul piano prettamente pandemico, alcuni dei principali effetti causati dai lockdown e dall’isolamento sono l’aumento di obesità e l’emarginazione sociale. L’isolamento sociale, la noia e la sedentarietà spingono ad un maggior consumo di alimenti calorici, i quali a loro volta rappresentano un fattore di rischio per il Covid19. Inoltre, è stato descritto un aumento significativo del tempo trascorso davanti allo schermo, associato ad una significativa riduzione dell’attività fisica.
L’emarginazione sociale è stata incentivata dalla discrasia nelle condizioni economiche delle famiglie: “la chiusura delle scuole – spiega Mario De Curtis, componente del Comitato SIP- ha fatto emergere nuove criticità perché molti sono stati gli studenti esclusi dalle videolezioni per la mancanza di computer, connessione e per la condivisione dello stesso dispositivo tra più membri della famiglia. L’ISTAT ha certificato che durante il primo lockdown e le conseguenti zone rosse, 1 studente su 8 non possedeva un laptop per la DAD”.
Risulta quindi cruciale l’aspetto sociale: la riapertura delle scuole, senza ulteriori intermittenze, rappresenta un aspetto primario da normare, con il nuovo governo. L’isolamento sociale provocato da questa pandemia sta pertanto mettendo a rischio il diritto all’istruzione che rappresenta il fattore più importante per salire nella scala sociale ed impedire l’aumento della povertà. Particolarmente penalizzati con la didattica a distanza, infatti, sono stati soprattutto gli studenti con disabilità (pari al 3% della popolazione scolastica) che non hanno potuto ricorrere ai sostegni dovuti, ed i bambini di genitori immigrati.
E’ quindi necessario che si trovi, al più presto, una soluzione alla continua chiusura e riapertura delle scuole, al fine di favorire un rapido ritorno alla normalità.