Secondo uno studio condotto dalla New York University e dall’Università francese di Grenoble Alpes le fake news su Facebook ricevono sei volte più Mi piace, condivisioni e interazioni rispetto alle notizie verificate. Lo studio consiste in una ricerca su 2.500 diverse pagine di editori presenti sulla piattaforma e si concentra in particolare sul lasso di tempo che va da agosto 2020 a gennaio 2021. I ricercatori hanno notato che la disinformazione, sia di destra che di sinistra, si diffonde più velocemente rispetto a notizie provenienti da fonti autorevoli come l’OMS. In particolare, il 40% delle fonti di estrema destra e il 10% delle fonti di centro o di sinistra promuovono la disinformazione.
Facebook ha commentato puntualizzando che lo studio valuta l’engagement, ovvero le interazioni e non il reach: cioè il numero di persone che effettivamente vede quei contenuti su Facebook. In realtà Facebook, come spiega Laura Edelson, una delle autrici dello studio, non favorisce direttamente alcuna pagina o parte politica, ma secondo il funzionamento del suo algoritmo si crea un circolo vizioso in cui vengono proposti alle persone contenuti “in linea con i propri gusti” alimentando la “filter bubble”.
I risultati dello studio hanno enormi implicazioni in questa epoca di pandemia: secondo il Covid States Project, il 31% delle persone riceve notizie sul coronavirus da Facebook. Anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden ha attribuito al social la responsabilità della circolazione di notizie false riguardanti il vaccino anti Covid-19. Ma la piattaforma social ha smentito subito le affermazioni di Biden:“L’85% degli utenti di Facebook negli Stati Uniti sono stati vaccinati o vogliono vaccinarsi contro il Covid-19. L’obiettivo del presidente Biden era di arrivare al 70% di americani vaccinati entro il 4 luglio. Facebook non è la ragione per cui l’obiettivo è stato mancato”.
Nel tentativo di testimoniare il proprio impegno contro la disinformazione Facebook ha pubblicato un transparency report ad agosto, contenente i post più visti del secondo trimestre del 2021. Questo report avrebbe dovuto mostrare come le fake news sul social abbiano una dimensione meno allarmante di quanto indicano le ricerche accademiche. Tuttavia il New York Times afferma che Facebook non ha pubblicato il transparency report del primo trimestre 2021 perché la sua reputazione ne sarebbe uscita danneggiata: il post più visto nel periodo gennaio-marzo è stato un articolo che falsamente collegava il vaccino anti-Covid alla morte di un medico in Florida e che molti siti di destra hanno condiviso per screditare le campagne di vaccinazione.
Come provvedimento nei confronti delle fake news, Facebook ha costruito una rete globale di 80 fact-checkers indipendenti che passano in rassegna i contenuti postati in 60 lingue diverse e inseriscono dei warning in caso di contenuti segnalati come falsi. Per i casi più gravi di disinformazione, come quelle legati al Covid-19 e ai vaccini o all’interferenza sulle elezioni, Facebook assicura che il contenuto viene rimosso.