Al centro della questione vi è un evento specifico: il padre di una giovane studentessa ha presentato un reclamo in merito alla pubblicazione, sull’applicativo Classroom, di un “post” contenente informazioni personali circa le vicende familiari della studentessa e dello stesso reclamante. La condivisione ha fatto emergere dettagli non solo sulla situazione familiare, ma anche sullo stato emotivo della figlia legato alla separazione dei genitori. In particolare, il materiale è stato reso accessibile a tutti i genitori della classe.
La dirigente scolastica dell’Istituto, su richiesta dell’Autorità, ha fornito una ricostruzione dettagliata dei fatti. Più precisamente, come desiderato dalla madre dell’alunna, la professoressa coinvolta intendeva condividere il post sulla situazione familiare esclusivamente con gli altri docenti. Tuttavia, a causa di un errore materiale, la comunicazione è stata pubblicata sulla pagina della piattaforma Classroom accessibile a tutti i genitori. La nota è stata tempestivamente rimossa e l’Istituto ha mostrato piena collaborazione con l’Autorità.
L’Autorità, nell’analizzare la situazione, ha sancito la violazione della privacy da parte dell’Istituto Comprensivo: nonostante l’errore possa essere inteso come materiale, è stata riscontrata la violazione degli artt. 5 e 6 del Regolamento UE 2016/679 e dell’art. 2-ter Codice Privacy. A seguito di ciò, il Garante ha disposto un ammonimento dell’Istituto, ma senza prevedere ulteriori sanzioni. Infatti, l’episodio è stato qualificato come “violazione minore” ed è stata considerata l’assenza di precedenti.
Inoltre, è stato ribadito che il titolare del trattamento è l’ente scolastico e che i dati personali possono essere comunicati solo se previsto da una norma di legge. Il nodo centrale della questione riguarda la necessità di garantire un livello massimo di protezione dei dati personali dei soggetti minorenni: devono essere tutelati al massimo in quanto particolarmente vulnerabili.
L.V.
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