L’Italia è il fanalino di coda dell’Unione europea in termini di competenze digitali. Dietro di noi solo Bulgaria e Romania. Non conoscere abbastanza il digitale, in una società moderna, è più o meno come non conoscere la lingua del Paese nel quale si vive, si vuole lavorare e affermarsi. Ed è per questo che l’obiettivo di questo libro è contribuire a combattere la piaga dell’analfabetismo digitale iniziando proprio dalla lingua, dalle parole che permeano la nostra vita “onlife”, ma che spesso non conosciamo davvero.
Chi non conosce la lingua del digitale è destinato a ritrovarsi facilmente vittima di truffe e raggiri di ogni genere ma, soprattutto, non è in grado di competere ad armi pari con chiunque, al contrario, questa lingua conosce e parla. L’analfabeta digitale è un cittadino di serie b, un utente passivo che resta un passo indietro rispetto agli altri.
Ma il libro non è un semplice dizionario. Ogni parola apre uno scenario per molti di noi ancora inesplorato e suggerisce riflessioni di diverso livello di profondità e questioni da approfondire altrove. In effetti, il volume rappresenta una sorta di guida alla vita nella dimensione digitale, un prontuario da tenere sulla scrivania accanto al computer e al mouse, non solo per capire cosa significano espressioni di uso comune nel mondo digitale, ma anche e soprattutto per guardare dietro le interfacce scintillanti con le quali siti, pagine web e servizi digitali ci vengono incontro e ci abbagliano.
L’autore Agostino Ghiglia, ex parlamentare, attuale componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, spiega da dove deriva l’esigenza della scrittura di questo libro: «Ho sentito l’esigenza, per me stesso e per quello che mi dicevo tante persone incontrate in questi anni del mio mandato alla privacy, di mettere nero su bianco un vocabolario dei termini del digitale che usiamo ogni giorno. Mi sono accorto che spesso le persone non conoscono l’esatto significato di termini come chatbot oppure non sanno che cosa può succedere ai loro dati tramite l’uso dello smartphone, cosa significa tutelare la privacy. Per questo lo definisco “manuale delle banalità”. Perché sono spiegati termini di uso quotidiano, la cui conoscenza è data per scontata, ma tale non è».
F. S.