Come sempre, quando si parla di AI non è ancora detta l’ultima parola. Nel campo della disinformazione l’AI puo’ rappresentare sia il nemico da combattere sia l’alleato cui affidarsi. Da un lato, la sua capacità di generare contenuti falsi, come nel sopra citato caso dei deep fake, può innescare un aumento significativo del fenomeno della disinformazione, minando la fiducia nelle informazioni verificate e rendendo complicato per gli utenti della Rete distinguere tra realtà e finzione. Dall’altro lato, l’AI puo’ diventare uno strumento cruciale nel contrasto alla disinformazione. Grazie alla sua capacità di analizzare grandi quantità di dati in tempo reale, può individuare schemi, identificare le fake news e contribuire ad un più efficiente processo di fact checking. L’AI può essere impiegata anche per monitorare la diffusione di informazioni false, individuare manipolazioni digitali ed identificare fonti non affidabili, fornendo così un contributo essenziale per preservare l’integrità delle informazioni e mitigare gli effetti della disinformazione. La chiave di volta sta nell’implementazione di norme che guidino l’utilizzo dell’AI e nella collaborazione tra governi e piattaforme, che devono porsi l’obiettivo di lavorare per rendere le nuove tecnologie uno strumento al servizio dei cittadini e non un veicolo per la manipolazione dell’informazione”.
Dal libro “Il governo dell’Intelligenza Artificiale. Gestione dei rischi e innovazione responsabile” (Cacucci Editore), pag. 118
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