I disturbi del comportamento alimentare o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo.
Purtroppo, spesso e volentieri, queste patologie insorgono durante l’età adolescenziale, colpendo principalmente il sesso femminile, che tra i 12 e 18 anni tende a sottovalutarsi, svilirsi e non accettarsi.
Questi disturbi, da sempre esistiti, si sono drasticamente acuiti nell’ultimo decennio, durante il quale si è verificata la diffusione di fenomeni di social hating, bullismo e denigrazione.
L’odio virale, i commenti sessisti, razzisti, le miriadi di pubblicità scorrette che altro non fanno che promuovere modelli di bellezza arcaici, intensificano giorno dopo giorno disturbi e patologie talmente gravi per cui le giovani adolescenti arrivano spesso a togliersi la vita.
Una delle conseguenze peggiori di questi disturbi è spesso e volentieri il silenzio: chi ne soffre se ne vergogna, ha paura di esporsi, di comunicare e confidarsi e così finisce per soffrire senza farsi aiutare.
Alcuni dei comportamenti tipici, come è noto, sono il digiuno, le crisi bulimiche, il vomito successivamente ai pasti oppure l’uso di lassativi e diuretici. I soggetti che ne soffrono incentrano la loro vita sull’aspetto alimentare e sulla paura di ingrassare: soffrire di un disturbo alimentare infatti sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali.
Nei giorni scorsi, inoltre, si è celebrata la giornata del fiocchetto lilla, contro i disturbi alimentari; mai come quest’anno l’evento sembra mirato ad un contesto drammatico che peggiora di giorno in giorno.
Durante la pandemia, infatti, sono enormemente aumentati i casi di disturbo alimentare tra i più giovani: secondo i dati di centri affiliati all’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione clinica, si è verificata un’impennata nelle diagnosi del 30% rispetto all’anno precedente, con un conseguente abbassamento della fascia d’età.
Inoltre, secondo i dati più recenti del Ministero della Salute, in Italia sono circa 3 milioni i giovani che soffrono di quei disturbi, dei quali il 96% sono donne.
Il lockdown ha favorito soprattutto nei ragazzi l’instaurarsi di alcuni fattori scatenanti, come l’isolamento sociale, le incognite sul rientro a scuola, le regole di prevenzione ed il distanziamento forzato. Tutte queste condizioni hanno condotto ad un aumento degli episodi di alimentazione incontrollata, portando ad una maggiore concentrazione sulla propria immagine e all’emergere di comportamenti disfunzionali, come spiegano dall’Associazione
Ciò che conta quindi, e che è sempre risultato fondamentale, è promuovere una comunicazione chiara e trasparente, che permetta ai ragazzi di non sentirsi soli e di non aver paura di parlare, perché nessuno li giudicherà. Le istituzioni, le famiglie, e soprattutto le scuole devono continuare a promuovere servizi di ascolto e non abbandonare i giovani durante il momento più complicato del loro percorso di vita.