Le Fake News sono notizie false divulgate da fonti non attendibili che traggono vantaggi dalla loro diffusione. Una notizia falsa si configura come un virus, la cui rapida propagazione produce ingenti danni. A tal proposito, è fondamentale discernere la notizia dal c.d. rumore ed evitare che questo si diffonda.
Le scorrette tipologie comportamentali che possono scaturire le Fake News sono diverse; al riguardo giova ricordare il reato di diffamazione ex articolo 595 c.p. La diffamazione è caratterizzata da una condotta finalizzata ad offendere e/o screditare la reputazione di un altro soggetto. “L’articolo 595 del Codice Penale prevede la pena della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a 516 euro per i reati di diffamazione, ovvero per chi offende la reputazione altrui, realizzati col mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità”. Oggi, i social network sono considerati dei mezzi di pubblicità e chi realizza post o rilascia commenti riveste una responsabilità simile a quella di un giornalista che redige un articolo.
Ma come si applica al Fashion System? Sui social network può manifestarsi il fashion bullying, il cosiddetto bullismo della moda. In altre parole, attraverso offese e diffamazioni la moda può determinare atteggiamenti e comportamenti tipici del bullismo; infatti, su Instagram o su Facebook abiti, sfilate o eventi possono generare fiumi di commenti o post d’odio, cioè vere e proprie diffamazioni mascherate da critiche. Le cause scatenanti più frequenti si riferiscono al maschilismo, all’omofobia, al razzismo, al classismo, al rifiuto di ogni tipologia di diversità.
Al riguardo, come sostiene mirabilmente Paola Nannelli, senior strategist di Blogmeter, una delle più importanti società italiane specializzate in social media intelligence, le discussioni animate determinano maggiore engagement, in relazione alla loro intensità; ad esempio i commenti offensivi rivolti al brand Dior quando ha debuttato Maria Grazia Chiuri, ne hanno decretato il successo ulteriore, facendo registrare il +20%.
E’ fondamentale, dunque, che le persone rispettino un codice comportamentale sui social: negli Stati Uniti, ad esempio, la maggior parte delle grandi aziende, al momento dell’assunzione, propone un accordo con delle regole che definiscono l’identità digitale in maniera consapevole. Purtroppo, sovente, si riscontrano fattispecie di comportamenti scorretti allorché il marchio, quando pubblica post, riceve commenti violenti. Non bisogna trascurare che gli haters rischiano multe pecuniarie; in altre parole, sui social è fondamentale il buon senso e l’utilizzo di un linguaggio moderato, per favorire una conversazione, seppure critica, ma costruttiva, piuttosto che divulgare offese e diffamazioni infondate.