L’Italia ha portato alla Cop26 di Glasgow 39 progetti per implementare l’energia eolica. Se tutti questi progetti venissero realizzati si tratterebbe di 17mila megawatt, centinaia di eliche al largo delle coste di Romagna, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Lazio, Toscana per dare all’Italia energia senza produrre fumo.
Fino al 31 agosto Terna, la Spa dell’alta tensione, aveva censito il lunghissimo elenco delle 39 richieste di investitori che chiedono di connettere alla rete di alta tensione progetti futuri pari a complessivi 17mila megawatt di centrali eoliche da posare in mezzo al mare. Alcune sotto costa, con il pilone ben piantato nel fondo, e altre galleggianti. Si tratterebbe, in Italia, delle prime centrali eoliche in mare. L’unica centrale che in corso di realizzazione è quella sulla spiaggia di Taranto, nel cui porto sono distesi piloni ed eliche già pronti da montare.
I progetti italiani sono collocati soprattutto nel basso Adriatico in faccia alla Puglia (dal Gargano a Santa Maria di Leuca si leggono 12 progetti), nello Ionio, nel Canale di Sicilia (6) e attorno al dorso meridionale della Sardegna (8), fra il Cagliaritano e le coste dell’Iglesiente; un altro nucleo denso di proposte è fra Sardegna e Toscana (7 progetti), Elba compresa; e poi davanti alla Romagna (è il caso del progetto Agnes della Saipem).
Un terzo delle richieste a Terna per il collegamento alla rete di alta tensione (il 30,5%) è per progetti collocati su mari meno profondi di cento metri, in cui i piloni possono essere piantati nel fondo. Il resto deve galleggiare nei mari profondi, ancorato.
Le eliche vengono poste su possenti piloni in mezzo al mare, con costi nettamente più alti rispetto all’eolico sulle colline; questo è dovuto al fatto che in mezzo al mare il vento è più forte e costante. Inoltre molti cittadini pensano che le pale eoliche rovinerebbero il paesaggio, dunque è un bene posizionare le pale lontane dai “comitati del no”.