Il Vaticano si è offerto come territorio neutro chiedendo di evitare l’escalation militare, fermare le bombe e i combattimenti e aprire una trattativa.
Papa Francesco, durante l’Angelus di domenica 27 febbraio, ha dichiarato di avere il cuore straziato per quanto sta accadendo. Il Pontefice ha anche telefonato al presidente dell’Ucraina dicendosi disposto a fare quanto possibile ed ha parlato con l’ambasciatore russo presso la Santa Sede per chiedere la fine dei combattimenti e di tornare al negoziato.
Il Vaticano preme perché si imbocchi la via della razionalità e della valutazione complessiva degli interessi di tutte le parti.
La militarizzazione del pensiero quale trend prevalente nei mass media, dove si tende a etichettare ogni diversa valutazione come “filo-Putin” preoccupa la Santa Sede.
Parolin, il cardinale Segretario di Stato, ha ribadito che una drammatica escalation del conflitto si può evitare solamente attraverso una seria comprensione delle ragioni altrui, perché la sordità reciproca alimenta il conflitto. Le aspirazioni di ogni Paese e la loro legittimità devono essere oggetto di una riflessione comune, in un contesto più ampio.
La Santa Sede tende ad avere una visione globale, che si estende anche a come si sono sviluppati gli eventi nel corso dei decenni.
In questa fase la stampa cattolica resta uno spazio in cui si analizza la situazione con maggiore libertà dagli schemi di propaganda.