Nel 2015 una ricerca condotta da LinkedIn evidenziava come il 52% delle famiglie italiane era coinvolta nella scelta del percorso formativo dei propri figli, percentuale nettamente più alta della media globale.
Oggi possiamo affermare come il ruolo dei genitori e, in particolar modo, il loro titolo di studio risulti ancora essere una variabile fondamentale nelle scelte formative dei figli.
Il rapporto 2022 di Almadiploma ha rilevato come tra i diplomati appartenenti alla classe elevata (figli di liberi professionisti, dirigenti, imprenditori) sia nettamente più frequente l’iscrizione all’università.
Il 90,7% dei diplomati infatti, provenienti da famiglie in cui almeno un genitore è laureato, sceglie di proseguire gli studi iscrivendosi all’università; tale quota scende al 76,6% tra i giovani i cui genitori sono in possesso del semplice diploma e al 60,8% tra quanti hanno padre e madre con titolo inferiore.
Il background culturale famigliare risulta essere anche alla base dei successivi ripensamenti una volta intrapreso il percorso universitario, con la quota di abbandoni di studenti con almeno un genitore laureato in percentuale nettamente più bassa rispetto alle altre categorie già sopracitate.
In questo aspetto incide anche il fattore di genere, con le ragazze che si dimostrano generalmente più interessate a proseguire gli studi.
Tra i fattori che determinano questa tendenza fortemente radicata nel nostro Paese sono da considerare l’influenza famigliare esercitata anche nei successivi passi del proprio figlio, ovvero quelli riguardanti l’attività lavorativa, ruolo chiave nella ricerca di un posto. In Italia, infatti, si registra l’incidenza più alta di giovani che fino ai 30 anni e oltre abitano ancora con i propri genitori, ancora incapaci di intraprendere un percorso di vita autonoma rispetto ai propri coetanei degli altri Paesi occidentali.