Se da una parte è riconosciuto che le tecnologie più innovative come robotica, intelligenza artificiale e IoT, hanno il potenziale per trasformare le catene di approvvigionamento, dall’altro le inefficienze delle supply chain non possono essere risolte solo con l’introduzione delle tecnologie di intelligenza artificiale.
I dati dell’indagine sul mercato del lavoro globale di Gartner del primo trimestre del 2023, in cui sono stati intervistati 2.613 dipendenti, dimostrano che solo il 25% della forza lavoro della supply chain è pienamente impegnata. Il turnover è del 33% più alto rispetto al periodo pre-pandemia e soltanto il 16% della forza lavoro della supply chain è disposta ad andare “oltre” nel proprio ruolo.
Per acquisire un vantaggio competitivo sul mercato, quindi, investire e lavorare in innovazione tecnologica e commerciale è sicuramente necessario ma servono anche altri interventi. Le grandi aree di intervento sono la ridefinizione dei processi, così che siano sostenibili; il cambiamento degli strumenti di decision-making; la capacità di ridisegnare i flussi di lavoro attorno alle persone.
Tutto ciò passa dalla capacità delle aziende di creare opportunità di apprendimento e formazione per consentire ai dipendenti di utilizzare le tecnologie come strumenti che facilitano l’esecuzione e l’elaborazione di input. La formazione della forza lavoro si deve indirizzare, in particolare, sullo sviluppo di una reale conoscenza della tecnologia nelle catene di approvvigionamento.
I vertici aziendali devono, inoltre, distribuire in modo flessibile i talenti dove è necessario, ripensando i progetti per attività di competenza e cercando le capacità disponibili all’interno dell’organizzazione in modo più flessibile. Si devono quindi sviluppare nuovi modelli organizzativi più efficienti che abbiano al centro l’importanza della collaborazione di una forza lavoro impegnata e produttiva in grado di sfruttare al meglio gli strumenti.
(C.D.G.)