A livello mondiale, gli investitori italiani mostrano la minore propensione a utilizzare canali digitali per la gestione dei propri fondi e sono noti per affidarsi più frequentemente a un singolo fornitore di servizi di gestione patrimoniale.
Questo è uno dei risultati emersi dal sondaggio condotto recentemente da Amundi, il principale gestore patrimoniale europeo con 100 milioni di clienti e un patrimonio gestito di 1950 miliardi di euro alla fine di settembre 2023. La ricerca ha coinvolto 4186 investitori al dettaglio, con età compresa tra i 21 e i 60 anni, distribuiti in 11 mercati europei e asiatici, con l’obiettivo di comprendere le modalità di investimento, le motivazioni e gli approcci adottati.
Dalle interviste è emerso che quasi il 66% degli investitori al dettaglio a livello globale preferisce un approccio digitale, sia in modo completo che misto online/offline. Tuttavia, in Italia questa percentuale si attesta al 43%, evidenziando resistenze culturali significative nel Paese.
L’indagine mostra anche che l’investitore retail medio investe generalmente oltre la metà (53%) del proprio portafoglio in modo digitale senza avvalersi dei servizi di un professionista degli investimenti. Tuttavia, gli investitori continuano a fare affidamento su una consulenza finanziaria qualificata, con 2 intervistati su 5 che si rivolgono a un consulente professionista quando investono una somma pari a un anno di stipendio, quasi cinque volte di più di coloro che si rivolgono ai social media. L’Italia è il paese in cui gli investitori retail ricorrono di più alla consulenza finanziaria, sebbene guardando alla differenza di genere si noti che gli uomini sono meno propensi ad accedere alla consulenza professionale rispetto alle donne (65% contro il 58% degli uomini).
Tra gli investitori italiani, però, emerge un notevole interesse per gli investimenti “etici”, con il 58% che include fondi sostenibili o ESG (sigla che sta a indicare le strategie delle imprese attente all’impatto ambientale, all’inclusione sociale e alle buone regole di governance per minimizzare i rischi di incidenti e scandali), con un’incidenza superiore di 5 punti alla media internazionale.
Gli analisti di Amundi prevedono un aumento dell’utilizzo delle piattaforme digitali nei prossimi cinque anni: il 47% degli investitori retail prevede di incrementare i propri investimenti digital.
Tuttavia, la ricerca mostra anche come l’industria finanziaria e degli investimenti debba adottare misure per favorire un maggiore coinvolgimento e inclusione delle donne che investono, per consentire che il divario di genere, il cosiddetto gender gap, negli investimenti non aumenti ulteriormente. Solo il 16% delle donne che investono è pienamente fiducioso di prendere le giuste decisioni finanziarie, mentre il 27% ritiene di essere poco informato.
C.L.