Il Piracy Shield consente agli autori dei contenuti di indicare all’AGCOM gli utenti sospettati della divulgazione di materiale piratato e, successivamente, gli internet service provider (ISP) rigettano in 30 minuti i responsabili fuori dalla pagina in questione.
Nonostante lo scopo valoroso per la salvaguardia del diritto d’autore, il Piracy Shield presenta alcuni aspetti da migliorare, fra cui il potenziale blocco delle VPN, mezzi cruciali per la libertà di espressione.
La CCIA contesta l’ente che ha programmato lo scudo antipirateria poiché strettamente a contatto con la Lega di Serie A, una delle poche organizzazioni in grado di mandare segnalazioni, generando possibili conflitti di interesse. Inoltre, 30 minuti non bastano per accertare l’autorevolezza di un sito come successo per Google Drive lo scorso ottobre, erroneamente stoppato.
In conclusione, la CCIA accusa il Piracy Shield di non rispettare alcune leggi dell’Ue, tra cui il Regolamento Open Internet, il Digital Services Act e la Carta dei diritti fondamentali.
M.P.
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