“Ogni volta che raccontiamo un evento diamo, in modo più o meno consapevole, un taglio a quella storia. L’uso di una determinata parola o di un’altra, o di una certa forma grammaticale, fornisce una prospettiva differente dello stesso identico evento” – ha detto la professoressa Nissim.
Il punto di vista di chi scrive in un racconto può avere conseguenze importanti. Ad esempio, uno stesso incidente lo si può descrivere come “un ciclista ha sbattuto su uno sportello aperto”, “il guidatore dell’auto ha aperto lo sportello colpendo un ciclista” oppure ancora “collisione tra auto e ciclista”: tre modi differenti attraverso i quali, nella nostra percezione, assegneremo responsabilità differenti alle due parti coinvolte.
Sono meccanismi già studiati in vari ambiti, ma che i ricercatori hanno questa volta voluto analizzare usando tecnologie linguistiche.
Per farlo hanno fornito ad un algoritmo di Intelligenza Artificiale molte notizie giornalistiche su femminicidi, insieme alle percezioni di 250 persone suscitate da tali notizie sul grado di responsabilità dei partecipanti.
L’algoritmo si è dimostrato in grado di prevedere la percezione che un essere umano ha di un determinato racconto e può essere usato come strumento per indicare in che modo il testo prodotto potrà essere percepito.
“Quando scriviamo – ha concluso la ricercatrice italiana Nissim – possiamo non essere coscienti dei nostri stereotipi, il nuovo strumento può segnalarci come scrivere in modo differente per trasmettere al meglio quel che vorremmo venga percepito”.
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