Risale alla scorsa legislatura il primo tentativo di far approvare la legge costituzionale, ma l’iter è stato interrotto dallo scioglimento anticipato delle Camere, che ha portato i cittadini alle urne. Il 20 settembre 2023 la proposta di legge costituzionale che inserisce la tutela dello sport nella Costituzione è stata approvata, in via definitiva e all’unanimità.
Una vera novità, perché nel testo del 1948 non erano presenti riferimenti all’attività sportiva e nel 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione, lo sport aveva fatto capolino soltanto per ripartire le competenze legislative fra Stato e Regioni. L’articolo 117 – comma 3, infatti, si limita ad annoverare «l’ordinamento sportivo» fra le materie di competenza concorrente.
L’Aula della Camera ora ha approvato un testo composto da una sola norma, che viene aggiunta come completamento dell’articolo 33 della Carta Costituzionale: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme».
La scelta del verbo “riconoscere” non è casuale, ma risponde alla volontà di richiamare la formula utilizzata all’interno dell’articolo 2 della Costituzione, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo. Un modo elegante per sottolineare come la Repubblica stia semplicemente prendendo atto di come l’attività sportiva fosse una realtà già presente di fatto, ma che ora viene tutelata e promossa.
All’attività sportiva viene riconosciuto un triplice valore: educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico. Tre direttrici che sintetizzano come lo sport ricopra un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella formazione, rappresentando molto spesso anche uno strumento di inclusione. È innegabile il contributo dello sport al mantenimento e al miglioramento della salute, oggi giustamente intesa come benessere psico-fisico integrale della persona.
Un punto di forza è il riconoscimento del valore dell’attività sportiva “in tutte le sue forme”. Una formula che evidenzia come la norma voglia abbracciare lo sport nella sua accezione più ampia, in perfetta sintonia con il valore dell’inclusione, che sta alla base di qualsiasi attività sportiva.
Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha dichiarato che il provvedimento è il «degno riconoscimento per il valore civile, sociale e culturale del movimento». Il presidente della Società Italiana Storia dello Sport, Francesco Bonini, ha aggiunto che «già durante la Costituente si ravvisava la necessità d’inserire lo sport nella Carta, ma in quel momento non sembrava opportuno visto le strumentalizzazioni che ne aveva fatto il fascismo. L’iter è […] finalmente è giunto a termine con un larghissimo consenso. Un bel punto di arrivo, che riconosce l’importanza dello sport per le persone, per l’associazionismo e la vita economica e sociale. Un atto che ci responsabilizza a competere tutti insieme per il bene comune e lo sviluppo dell’Italia».
L’Italia però non rappresenta un caso isolato. All’interno dell’Unione europea, infatti, lo sport compare in ben nove ordinamenti: Bulgaria, Croazia, Grecia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Ungheria. Costituzioni giovani, potremmo dire di seconda generazione, che, come tali, sono più attente alla sensibilità dei contesti storici e culturali nei quali sono state adottate.
Per il Portogallo, per esempio, si tratta di un vero e proprio “diritto allo sport”. Gli altri pubblici poteri riconoscono il legame che intercorre tra sport e salute e/o tutela dei giovani, alcuni poi si impegnano in un’attività di promozione. Particolare il caso della Grecia, che fa di questa promozione una missione fondamentale dello Stato.
M.M.