La chiusura delle scuole potrebbe prolungarsi e la formazione a distanza diventa in questi mesi la modalità principale di erogazione dei servizi didattici. Per molti istituti si tratta di una novità assoluta, che va gestita con cautela sul piano tecnologico, al fine di evitare violazioni della privacy degli studenti. In altre parole, bisogna trovare soluzioni equilibrate tra il diritto all’istruzione e la protezione della riservatezza dei dati degli alunni. Anche perché in molte scuole mancano esperti di tecnologie.
Lo ha chiarito il Garante della privacy, puntualizzando che le scuole e le università sono libere di attivare servizi di apprendimento a distanza senza chiedere il consenso a studenti, docenti e famiglie, perché il trattamento dei loro dati si collega alle funzioni istituzionali.
L’importante, però, è che di quei dati si faccia un uso corretto, puntando su sistemi sicuri e che tutelino in via prioritaria la privacy. I fornitori dei servizi e i gestori delle piattaforme dovranno impegnarsi a utilizzare i dati raccolti con le lezioni a distanza (ad esempio nel registro elettronico) solo per quella finalità, senza usarli per attività di profilazione, cioè per acquisire informazioni su studenti e docenti da utilizzare per scopi commerciali e pubblicitari.
Nell’erogazione di moduli formativi on line non devono esserci intrusioni nella vita privata di studenti, genitori e docenti e il linguaggio da utilizzare per le informazioni di servizio, cioè per illustrare agli utenti le modalità di trattamento dei dati, deve essere semplice e lineare, alla portata di tutti, anche dei minori.