Durante quest’ultimo anno di pandemia che ha visto fermarsi tutta l’Italia, gli unici non soltanto a non essersi mai fermati ma ad aver schiacciato sull’acceleratore sono stati i volontari e le organizzazioni non profit. Scesi in prima linea a sostegno della comunità, hanno riorganizzato il personale a distanza, erogando un’infinità di consulenze per via digitale e telefonica e mobilitando decine di migliaia di volontari, in gran parte giovani e alla prima esperienza di impegno gratuito.
Dal supporto psicologico all’ascolto, dalla distribuzione di beni di prima necessità al domicilio di soggetti fragili, dalle raccolte fondi alle attività formative e educative, il volontariato ha assunto e assume tutt’ora una funzione cruciale di raccordo tra associazioni, cittadini e istituzioni. Tra gli adattamenti adottati dagli enti del Terzo settore nella gestione della situazione emergenziale, uno dei tratti più salienti, infatti, è sicuramente la collaborazione stretta con i Comuni, elemento previsto anche dalle ordinanze emesse per far fronte all’emergenza, ma anche la nascita di nuovi legami venutisi a creare tra le diverse altre associazioni non profit. E non solo. Tale periodo è stato caratterizzato, inoltre, da una riscoperta della solidarietà che ha visto coinvolte tutte le diverse categorie professionali. Dai bonus extra in busta paga da parte delle imprese per premiare i propri collaboratori, ai giornalisti che offrono un vaccino contro la disinformazione, a tutela della comunità e nell’interesse del bene comune. La ripartenza è, infatti, possibile soltanto attraverso processi culturali e di sistema che favoriscano la collaborazione e l’integrazione di competenze e di ruoli differenti.
Quanto agli insegnamenti che il volontariato si porterà dietro da tale situazione, al di là della consapevolezza di come le emergenze funzionino da acceleratori di processi già in corso, un aspetto rilevante è quello della digitalizzazione, accolta in modo sorprendente dagli enti del Terzo settore. Una piccola rivoluzione che ha esaltato la socialità e la relazione fisica con le persone, consentendo di attuare forme di aiuto perfino più efficaci e rendendo possibili incontri associativi, di formazione, di consulenza, anche a distanza, sfruttando i vantaggi connessi all’utilizzo di tecnologie digitali.