Il 5 gennaio 2022 è stato firmato dai principali sindacati e dall’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Comparto Funzioni Centrali per il triennio 2019-2021; nonostante sia stato stipulato in ritardo rispetto al periodo di riferimento, il contratto produrrà effetti dalla sua entrata in vigore, prevista dopo l’approvazione da parte della Corte dei conti.
Il nuovo contratto prevede aumenti notevoli nei salari dei dipendenti pubblici: il decreto di Palazzo Chigi ultimato fra Ministero dell’Economia e Funzione pubblica scongela infatti somme messe a disposizione dalla legge di bilancio 2020.
In particolare, si è lavorato a una “perequazione” allo scopo di accorciare le distanze retributive tra i dipendenti dei diversi ministeri, differenze che sono più legate alle storie di ogni amministrazione che a reali differenze di compiti e responsabilità.
Per i ministeri di Salute, Esteri, Istruzione, Università, Lavoro e Politiche agricole l’aumento arriva a 2.449 euro lordi all’anno nell’area terza (funzionari), ed è poco sotto ai 1.800 euro nell’area seconda e poco sopra ai 1.500 euro nella prima.
Per quanto riguarda il Ministero dello Sviluppo Economico, si arriva fino a 1.890 euro in area terza, a quasi 1.500 euro in area seconda e 1.258 in area prima.
Invece, per il Ministero dell’Economia ci si ferma a 244 euro nei livelli gerarchici più bassi e si arriva a 418 euro in quelli più alti, con cifre analoghe a quelle previste per il Ministero della Giustizia.
Fino al 2010 le retribuzioni dei dipendenti del settore pubblico erano aumentate rapidamente, passando da una media di circa 27.300 auro a circa 35.000 euro. In seguito, gli adeguamenti salariali non hanno subito ulteriori variazioni soprattutto per la necessità di risanare le finanze pubbliche. La crescita delle retribuzioni ha avuto una ripresa nel 2016, anche se il primo aumento rilevante (3%) si è avuto nel 2018 con l’approvazione del CNNL 2016-2018.
Le retribuzioni nel settore pubblico sono generalmente più elevate rispetto a quelle nel settore privati. Il rapporto è cresciuto sino al 2006, quando ha raggiunto il massimo nel periodo considerato. Dal 2009 al 2015 è costantemente calato a causa del mancato adeguamento degli stipendi nel settore pubblico. Successivamente ha ripreso a crescere ed ha raggiunto un picco nel 2018, in concomitanza con l’approvazione del CCNL 2016-2018. Nonostante questo, è rimasto comunque al di sotto della media di lungo periodo. Il rapporto ha ripreso a scendere sino al 2021, a causa dei ritardi nell’approvazione del CCNL 2019-2021.
Nel 2022 ci dovrebbe essere un rialzo che lo riavvicinerebbe alla media; questa valutazione sconta l’ipotesi che, essendosi già chiusa la maggior parte dei contratti nel settore privato, non vi sia un generalizzato aumento delle retribuzioni in questo settore.