I dati personali devono essere corretti e aggiornati. Soprattutto se la convocazione per un controllo sanitario viene recapitata ad una persona che non è più in vita. È quello che è successo ad una donna che ha denunciato al Garante Privacy di aver ricevuto dalla Asl di Rieti un invito a partecipare al programma screening oncologico per la figlia, morta anni prima.
Nel corso dell’istruttoria, l’Autorità Amministrativa ha contestato alla Regione Lazio il mancato aggiornamento dei “dati personali” della piattaforma (SIPSOweb) utilizzata dalle Asl e che contiene tutti i parametri necessari alla generazione degli inviti agli utenti.
Quando la ASL aveva consultato la scheda “dettaglio assistito” di SIPSOweb relativa alla figlia reclamante, questa risultava ancora regolarmente inserita nella suddetta piattaforma regionale sebbene deceduta da tempo.
L’Autorità ha pertanto contestato alla Regione il mancato rispetto dei principi di esattezza e correttezza dei dati trattati attraverso la piattaforma e, tra l’altro, la non corretta individuazione dei ruoli ricoperti dai soggetti che a vario titolo trattano dati personali attraverso SIPSOweb.
Nel sanzionare con 100 mila euro la Regione Lazio, il Garante ha tenuto conto del fatto che, la stessa, era stata già destinataria di un provvedimento sanzionatorio dell’Autorità, e del fatto che, nell’ambito dell’istruttoria, oltre agli aspetti di mancato aggiornamento del dato oggetto del reclamo, l’Ufficio ha rilevato diverse criticità relative al sistema con cui la Regione effettua il trattamento dei dati, anche sulla salute, degli oltre cinque milioni di assistiti coinvolti nelle campagne di screening sul territorio.
Per garantire una maggiore accuratezza nella gestione delle informazioni anagrafiche delle persone aventi diritto ai programmi di screening oncologici, l’Autorità ha evidenziato la necessità che tutte le Regioni utilizzino a tale fine l’Anagrafe Nazionale degli Assistiti (ANA).