Recentemente, il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato il “Gigabit Infrastructure Act” (GIA), una normativa che mira a promuovere lo sviluppo di reti di banda larga ad alta capacità in tutta Europa. Tuttavia, l’Italia continua a fronteggiare una serie di problematiche legate all’accesso e alla diffusione della connettività, con la diffusione delle connessioni in fibra che rappresenta ancora una frazione esigua rispetto al totale.
Stato Attuale della Banda Larga in Italia
Secondo l’Osservatorio sulle Comunicazioni dell’AGCOM, a fine 2023, il numero totale di linee fisse in Italia si attesta a circa 20,11 milioni, con una leggera flessione rispetto al trimestre precedente. La distribuzione delle tecnologie di connessione mostra una predominanza della fibra su rete mista rame (FTTC), che rappresenta il 48,7% del totale, seguita dalle connessioni FTTH (Fiber to the Home), che coprono solo il 22,9%. Le linee in rame, nonostante siano obsolete, continuano a mantenere una quota significativa del 17,8%.
Negli ultimi dodici mesi, si è registrato un lieve “travaso” di utenti dalle connessioni FTTC a quelle FTTH, con un aumento del 26,9% delle connessioni in fibra pura. Tuttavia, la lenta evoluzione della rete in fibra in Italia pone interrogativi sull’efficacia degli investimenti e delle politiche adottate fino ad oggi.
La nuova normativa europea: obiettivi e sfide
Il GIA rappresenta un passo avanti significativo nel tentativo di uniformare e velocizzare la diffusione delle infrastrutture digitali in tutta Europa. La legge si propone di ridurre i costi di implementazione delle reti e di facilitare le procedure burocratiche necessarie per la loro realizzazione. L’obiettivo finale è garantire che ogni cittadino dell’Unione Europea abbia accesso a connessioni ad alta velocità entro il 2030.
In Italia, tuttavia, la situazione è complessa. I ritardi nella realizzazione del piano di banda ultralarga, previsto per il 2022, si sono protratti fino a settembre 2024, come confermato dalla Corte dei Conti. Questo piano, che coinvolge la cablatura di oltre 7.400 comuni e 8,4 milioni di unità immobiliari, ha già accumulato ritardi in tutte le fasi, dalla progettazione alla costruzione, al collaudo finale.
Cause del Digital Divide
Il digital divide in Italia è causato da una combinazione di fattori. La mancanza di infrastrutture adeguate è un ostacolo cruciale, specialmente nelle regioni meridionali, dove la connettività ad alta velocità è particolarmente carente. Inoltre, il gap di alfabetizzazione digitale è significativo, con molte persone, in particolare tra le fasce più anziane della popolazione, che non possiedono le competenze necessarie per utilizzare le tecnologie digitali.
Il governo italiano sta lavorando su vari fronti per ridurre il digital divide. Sono previsti investimenti significativi per l’espansione della banda larga, con un focus particolare sulle regioni meridionali. Inoltre, si stanno implementando programmi educativi per migliorare le competenze digitali della popolazione.
Questi sforzi richiedono un forte impegno anche da parte del settore privato e delle organizzazioni non profit, che possono contribuire con tecnologie accessibili e programmi di formazione.
Prospettive Future
Un futuro in cui il digital divide è superato non solo favorirebbe una società più equa, ma contribuirebbe anche allo sviluppo economico dell’intero paese.
L’Italia ha l’opportunità di trasformare questa sfida in un’opportunità, puntando su un impegno coordinato tra pubblico e privato, per garantire che l’accesso alla digitalizzazione diventi una realtà per tutti i cittadini. Un investimento nel futuro digitale dell’Italia è fondamentale per costruire una società inclusiva, dove le tecnologie digitali non siano più un lusso, ma un diritto fondamentale per tutti.
A.L