Lo sviluppo esponenziale del lavoro agile, grazie alle nuove tecnologie, consente ai dipendenti di svolgere il proprio lavoro a distanza, anche dalla propria abitazione.
Inoltre, l’emergenza epidemiologica COVID-19 ha portato, per ovvie necessità, alla normalizzazione del lavoro da casa. In questo contesto diventa ancora più importante garantire il diritto alla disconnessione affinché si possa mantenere una distinzione equilibrata tra lavoro e vita privata.
Il lavoro a distanza, utilizzando tecnologie di comunicazione non filtrate, porta a sollecitazioni continue provenienti da diversi canali e di conseguenza a rischi per i diritti dei lavoratori.
Questo può portare a situazioni in cui i dipendenti sono costantemente sollecitati da richieste di lavoro provenienti da diversi canali, anche al di fuori dell’orario lavorativo. Inoltre, la connessione costante può causare patologie psicologiche come la nomofobia e il tecnostress. Alcuni lavoratori possono essere portati ad allungare l’orario di lavoro per evadere sempre le richieste del datore, compromettendo la loro qualità di vita e la loro salute mentale. Per prevenire questi problemi, le aziende devono predisporre politiche e misure di tutela adeguati ai nuovi metodi di lavoro.
Il diritto alla disconnessione costituisce quindi un tema molto attuale e rappresenta una misura di prevenzione per tutelare l’individuo dalle conseguenze dannose portate dalla continua reperibilità imposta dalla connessione, sia sotto il profilo della personalità sia sotto il profilo della salute psicologica, nell’ottica di preservarne libertà individuale e riservatezza.
Il diritto alla disconnessione intende dunque tutelare la prerogativa del lavoratore di non essere costantemente raggiunto, soprattutto nel tempo libero, da comunicazioni o informazioni legate all’attività lavorativa o almeno di non essere tenuto a darvi riscontro.
Gli ordinamenti giuridici hanno dunque dovuto inseguire il fenomeno e nel nostro ordinamento la legge che disciplina lo smart working è la n° 81/2017. Tale legge non riconosce in modo esplicito il diritto alla disconnessione che viene, in pratica, deputato alla negoziazione tra le parti.
Nel 2020 il Garante della Privacy ha confermato al legislatore la necessità di garantire in modo più marcato la tutela della separazione tra lavoro e vita privata.
In tale contesto nel 2021 (legge del 6 maggio 2021, n. 61), il diritto in questione è stato recepito e dunque espressamente previsto con legge in modo da garantire con certezza al lavoratore che il diritto a disconnettersi, una condotta totalmente legale che non deve comportare ripercussioni negative di alcun genere sul rapporto di lavoro.
Il Parlamento europeo ha riconosciuto la necessità di una tutela unitaria a livello europeo. È stata quindi proposta una direttiva specifica sul tema della disconnessione in modo che sia interpretata come un diritto fondamentale dei lavoratori e che il diritto sia garantito in qualsiasi rapporto lavorativo.
(S.F.)