In generale la creatività e la partecipazione a forme d’arte, tra cui i videogiochi, permettono di sviluppare connessioni profonde nel cervello umano in grado di supportare diverse abilità, dal pensiero critico all’intelligenza interpersonale, dall’attenzione alla memoria. Numerose sono anche le abilità connesse con la tecnologia, tra cui ci sono pensiero computazionale, accesso all’informazione, comunicazione rapida, creazione di contenuti.
Negli ultimi vent’anni diversi studi si sono concentrati sull’impatto positivo che l’utilizzo dei videogame, per un tempo adeguato, può avere sulle capacità cognitive e sui conseguenti miglioramenti nelle abilità. I videogiochi, soprattutto quelli d’azione, potenziano l’attenzione e la coordinazione, rendendo i gesti quotidiani più rapidi e accurati. Ci sono miglioramenti delle abilità spaziali, trasferibili poi nel mondo reale, e lo sviluppo delle capacità operative di problem solving. Parlando poi dei giochi in cui bisogna costruire una comunità virtuale, questi sviluppando la propensione ad attuare comportamenti di altruismo e aiuto, azioni che vanno a stimolare le emozioni positive.
Soffermandoci sui legami con la letteratura ci sono molti esempi di videogiochi nei quali l’aspetto narrativo è preponderante e lo storytelling veicola contenuti emotivi e temi di grande importanza. I videogame, in questi casi, rappresentano una forma di racconto e supportano l’apprendimento sociale ed emotivo. “LIfe is Strange” è un esempio di narrazione in cui si toccano temi importanti per i ragazzi: bullismo, suicidio, eutanasia, depressione e sessualità. La maggior parte delle decisioni del gioco non sono binarie e sono simili alle decisioni che ci troviamo a prendere nella vita di tutti i giorni, dove nulla sembra assolutamente bene o assolutamente male. In questo modo vengono allenate le capacità decisionali e le abilità parasociali ed empatiche.
Un altro esempio interessante è “Skies of Manawak”, un videogioco, sviluppato dai ricercatori dell’Università di Trento insieme a scienziati dell’Università di Ginevra, per allenare e migliorare le capacità di lettura dei bambini durante il gioco. Si tratta di videogioco con una narrazione capace di indurre i bambini a compiere i diversi esercizi senza sentire il carico di una richiesta di svolgimento.
Angela Pasqualotto, ricercatrice in scienze cognitive, ha dichiarato: “Volevamo dimostrare l’efficacia di un videogioco che va a lavorare su aspetti che non riguardano nello specifico la lettura allenando funzioni esecutive come memoria di lavoro, flessibilità cognitiva, controllo inibitorio che sappiamo essere fondamentali per la lettura stessa. […] Alla fine delle 12 ore di training, abbiamo risomministrato dei test standardizzati. I bambini sono diventati più veloci a leggere e hanno ridotto il numero di errori rispetto al gruppo”.
Un videogioco come Skies of Manawak potrebbe essere potenzialmente utilizzato per bambini con disturbi dello spettro autistico ed essere una forma di aiuto per pianificare e portare a termine le attività proposte per migliorare alcune variabili cognitive, misurabili attraverso test standardizzati.
(C.D.G.)