“Complottismo, fake news e altre trappole mentali”: questo il titolo della nuova mostra filosofica allestita nelle due sale dall’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano. Atto secondo di un Museo della Filosofia avviato quattro anni fa, in battuta d’arresto con la pandemia e ora di nuovo a gonfie vele, la mostra ricuce alla filosofia la psicologia, le scienze sociali, la storia e la letteratura. Una videogallery di cartoni animati e di interventi in pillole di esperti, ma anche una collezione di cruciverba, rebus e anagrammi, fanno riflettere sui bias (scorciatoie cognitive) e altri inganni della psiche che ci inducono a credere a storie prive di fondamento. L’obbiettivo della mostra è quello di rendere accessibili a tutti, soprattutto ai non esperti, i meccanismi cognitivi, sociali e culturali alla base della diffusione di teorie del complotto e fake-news, con l’obiettivo di aiutare a riconoscerli e a combatterli efficacemente.
“La prima sala servirà a definire i concetti: cos’è una fake news e cosa una teoria del complotto. La seconda sala, invece, si concentra sui meccanismi sociali e cognitivi che stanno alla base, illustrando come funzionano le menti complottiste tramite giochi, filmati e animazioni. A fare da diaframma tra le due sale è un’opera d’arte appositamente realizzata da Fabrizio Dusi. Due teste con le bocche spalancate, prive di orecchie e colte nell’atto di pronunciare parole autoreferenziali segnalano l’ingresso nella mente del complottista, come indica il titolo “Inside out”. Il materiale di supporto è la coperta isotermica, luccicante, eppure metafora della necessità di aiuto e rassicurazione che tutti sperimentiamo. E anzi, le stesse teorie complottiste nascono proprio da tali bisogni, amplificati e non correttamente soddisfatti”, spiega Anna Ichino, una tra i docenti del Dipartimento di Filosofia dell’Ateneo ideatori del progetto. Per quanto riguarda la modalità di presentazione, è “interattiva, ludica e divertente, in grado di dare veste sensibile a un problema teorico assai complesso.” Guidati da studenti di filosofia tra una ‘bolla epistemica’ e una ‘camera dell’eco’, possiamo imparare come si diventa influencer della disinformazione dilagante.
A.L.R