Le restrizioni imposte agli strumenti di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici dall’AI Act, il regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale, sono ad oggi oggetto di critiche.
A denunciarlo è il parlamentare europeo Patrick Breyer, secondo cui, in base alle modifiche al testo emerse da una bozza ottenuta dalla testata giornalistica Politico, la legge potrebbe potenzialmente consentire l’introduzione di un sistema di sorveglianza biometrica su vasta scala nell’Unione europea, a condizione che gli Stati membri la ratifichino nei prossimi passaggi al Consiglio europeo.
Il testo condiviso da Breyer indica l’eliminazione dell’obbligo di impiegare il riconoscimento facciale solo per gravi reati anziché per quelli di minore entità, così come la soppressione del divieto di sorveglianza biometrica in tempo reale. Elementi che erano stati inizialmente dichiarati presenti dal commissario al Mercato interno, Thierry Breton, durante la conferenza stampa di presentazione del regolamento il 9 dicembre scorso.
Sembra che la bozza del documento, secondo quanto riportato da Politico, abbia ceduto alle pressioni di alcuni paesi, tra cui l’Italia, l’Ungheria e la Francia, che avevano espresso la richiesta di un regolamento più tollerante riguardo all’uso di strumenti di controllo particolarmente invasivi e pervasivi.
“Con questa legge sull’Intelligenza Artificiale sembra che l’Unione europea intenda competere con la Cina non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche in termini di pressioni high-tech”, afferma Breyer, parlamentare europeo.
Se il testo rimanesse invariato, gli Stati potrebbero ottenere l’autorizzazione per l’impiego del riconoscimento facciale persino in casi di reati di minore entità. Ciò significherebbe la possibilità di perseguire non solo gli individui effettivamente coinvolti in atti criminali, ma anche coloro che sono considerati “potenziali sospetti”.
Da quanto emerge dalla bozza del testo, ad esempio, non vi è alcun divieto rispetto all’uso del riconoscimento facciale su chi partecipa ad una manifestazione e ciò aprirebbe alla possibilità che, come afferma lo stesso Breyer, “qualsiasi spazio pubblico in Europa possa essere sottoposto a una sorveglianza biometrica di massa permanente, sulla base di questi motivi”.
C.L.