Da tempo ormai, imprenditori e privati di vario genere attendevano con ansia IL DL Ristori che, dopo diverse settimane di silenzio, è finalmente arrivato, lasciando però tutti con l’acqua alla gola.
Gli 11 miliardi messi a disposizione delle aziende che hanno avuto una perdita del fatturato onerosa rispetto al 2019 servono a coprire poco e niente, circa il 6% di quanto perso.
E’ un’ennesima delusione questa per gli imprenditori, che ormai faticano a rimanere a galla ed oscillano tra la speranza di ripartire ed il terrore di chiudere i battenti per sempre.
I fondi, inoltre, sono previsti per fine aprile, mentre già nel primo trimestre 2021 le perdite sono state ingenti e imprenditori e commercianti devono far fronte a costi fissi non compensati in alcun modo da guadagni.
“Lo scorso anno -si legge in un comunicato di Confesercenti- la pandemia ha causato la perdita di oltre 300 miliardi di fatturato, come accertato dall’Agenzia delle Entrate. Sommando le risorse stanziate dal Decreto Sostegni a quelle distribuite precedentemente, si arriva appena 22 miliardi. Una cifra insufficiente a coprire pure i costi fissi: secondo le nostre stime servirebbero ancora altri 18 miliardi di euro anche solo per recuperare una soglia minima del 10% delle spese. Una scarsità di risorse inaccettabile e che è evidente soprattutto per le imprese familiari, in media di minori dimensioni: sommando tutti i ristori, un’attività che fatturava 100mila euro nel 2019 e ne ha persi 80mila nel 2020 otterrà in tutto tra i 6 e i 7mila euro. E se per caso non avesse ricevuto le prime tranche, perché esclusa dal codice ATECO, riceverebbe in tutto appena 4mila euro: il 5% delle perdite”.
Nonostante ciò, si evidenziano alcuni miglioramenti nel provvedimento governativo, come ad esempio l’inclusione delle attività nate nel 2019 e nel 2020 e l’abbandono del codice ATECO come criterio per l’erogazione dei contributi, che oggi invece possono essere assegnati a tutte quelle imprese che hanno perso almeno il 30% del fatturato rispetto all’anno precedente.
L’associazione continua: “Questi non sono sostegni per le imprese, ma solo una cura al placebo. Serve un vero cambio di passo: è quello che ci aspettavamo. E purtroppo siamo stati delusi. Anche il sistema dell’autocertificazione – in piena rivoluzione digitale – ci fa capire quanto siamo ancora lontani dal potere utilizzare con efficacia le banche dati di cui disponiamo. Si proceda ad un’ulteriore manovra di scostamento di bilancio e per il 2021 si dia energia alle imprese con sostegni adeguati. Si potrebbero recuperare risorse anche dall’insieme di Cashback e Lotteria dello scontrino (4,7 miliardi in due anni), dal Bonus Vacanze (un flop, con 2 miliardi non spesi) e dagli altri Bonus che non hanno avuto successo, come quello per PC e Tablet. Intanto, serve subito un correttivo per le imprese di minore dimensione”.
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