Mentre la Cina si prepara per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali, i giornalisti stranieri che lavorano nel Paese avvertono che la libertà dei media sta diminuendo a “velocità folle”, al punto da costringere alcuni di loro a lasciare il Paese.
La Cina è nota da tempo per le difficili condizioni di segnalazione per i media stranieri, ma i giornalisti stranieri affermano di dover affrontare un pubblico sempre più ostile e nuove forme di intimidazione.
Il Foreign Correspondents’ Club of China (Fccc), associazione non riconosciuta dal governo cinese che riunisce una gran parte dei giornalisti stranieri nel Paese, ha presentato il rapporto 2021 sul deterioramento delle condizioni di lavoro degli iscritti da cui emergono i metodi usati contro reporter sgraditi o loro collaboratori, tra cui troll online, aggressioni fisiche, pirateria informatica, rifiuto di concedere i visti e sostegno a minacciare o ad avviare azioni legali.
Secondo un sondaggio Fccc, il 62% degli interpellati ha detto di aver affrontato almeno una volta l’ostruzionismo della polizia o di altri funzionari durante il proprio lavoro, mentre il 47% ha lamentato molestie da individui non identificati e il 12% ha citato maltrattamenti, anche sul piano fisico. La copertura delle gravi inondazioni della provincia dello Henan, ad esempio, fu la causa di campagne di denigrazione online, anche istigate da entità statali. Sulle restrizioni ai visti, quasi il 50% degli uffici di corrispondenza sono allo stato sottodimensionati.
Tra i casi di intimidazioni più gravi ai danni dei giornalisti stranieri, Fccc ha citato quelli della giornalista australiana di Cgtn, il canale in lingua inglese del network statale Cctv, Cheng Lei, e della giornalista cinese Haze Fan, dell’agenzia Bloomberg, entrambe in carcere da oltre un anno e di cui si sa molto poco.
A sentire la pressione delle autorità, secondo il sondaggio, sono stati in particolare i corrispondenti di paesi che non intrattengono buoni rapporti con la Cina. Nella più grande ondata di espulsioni dal massacro di piazza Tienanmen nel 1989, almeno 18 giornalisti di tre organi di stampa statunitensi sono stati costretti a lasciare il paese nella prima metà del 2020, oltre a due corrispondenti australiani partiti dopo essere stati presi di mira dalle forze di sicurezza cinesi.
La Fccc ha affermato di essere “molto delusa” dal fatto che le libertà dei media in Cina si siano nuovamente deteriorate in modo significativo nel 2020. Per quanto riguarda le Olimpiadi invernali del 2022 a Pechino, la Fccc ha invitato il governo cinese a lasciare che i giornalisti stranieri svolgano il loro lavoro senza restrizioni.