Il Digital Service Act (DSA) impone novità significative per le Big Tech, definendo una lista di obblighi da seguire per operare in Europa senza incorrere in sanzioni.
Con il Dsa la Commissione europea fissa una serie di paletti su trasparenza di algoritmi e pubblicità, lotta alla violenza online e alla disinformazione, protezione dei minori, stop alla profilazione.
I primi a misurarsi con queste nuove regole sono gli operatori che ogni mese offrono servizi ad almeno il 10% della popolazione dell’Unione europea, ossia 45 milioni di persone, detti grandi piattaforme online (very large online platform, Vlop) e motori di ricerca (very large online search engine, Vlose). Come Google search, che dichiara 332 milioni di utenti o Wikipedia con i suoi 151 milioni.
Complessivamente, la nuova normativa sui servizi digitali migliora i meccanismi per la rimozione dei contenuti illegali e per l’efficace tutela dei diritti fondamentali degli utenti online, compresa la libertà di parola. Crea, inoltre, un maggiore controllo pubblico sulle piattaforme online.
Di conseguenza, diciannove piattaforme e due motori di ricerca (piattaforme online: Alibaba, AliExpress, AmazonStore, Apple, AppStore, Booking.com, Facebook, Google Play, Google Maps, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter (X), Wikipedia, YouTube e Zalando; motori di ricerca: Bing e Google Search) dovranno dimostrare il proprio allineamento tecnico-operativo ad alcuni principi e prassi:
- Moderazione dei contenuti
Le piattaforme dovranno contrastare efficacemente contenuti illegali, bot e fake news. Sono previsti sistemi di ‘notifica e risposta’ per la rimozione diretta dei contenuti illegali o nocivi ed è prevista la responsabilità legale nei confronti degli utenti da parte degli operatori.
- Trasparenza
Le condizioni di utilizzo dei servizi dovranno essere semplici e concise in tutte le lingue dei ventisette Paesi membri dell’Unione europea. Anche l’uso degli algoritmi dovrà essere più trasparente e le piattaforme dovranno etichettare chiaramente gli annunci pubblicitari.
- Profilazione
Gli utenti dovranno avere la possibilità di rinunciare alla profilazione e sarà vietata la pubblicità basata su dati sensibili come l’origine razziale o etnica, l’orientamento sessuale o le opinioni politiche.
- Tutela dei minori
I sistemi dovranno garantire un elevato livello di privacy, sicurezza e incolumità dei minori, introducendo strumenti come la verifica dell’età e il controllo parentale. Vietato qualsiasi tipo di pubblicità mirata nei confronti dei bambini.
- Mitigazione del rischio e tutela della salute
Le piattaforme sono chiamate a presentare piani annuali di valutazione del rischio per affrontare qualsiasi minaccia per la società, compresa la salute pubblica, e quella fisica e mentale anche dei minori.
- Stress test a audit
Oltre alla supervisione da parte della Commissione dell’Unione europea, le piattaforme saranno sottoposte a controlli regolari da parte di organismi indipendenti.
Google o Microsoft hanno annunciato misure per adeguarsi. TikTok ha reso pubbliche le misure adottate. Amazon ha depositato un ricorso al tribunale del Lussemburgo contestando di dover essere inclusa nell’elenco, al pari di Zalando. Meta (Facebook e Instagram) ha comunicato che gli utenti potranno tornare a vedere i contenuti in ordine cronologico e non secondo l’ordine proposto dall’algoritmo. Ma dal 25 agosto chi non osserva le prescrizioni si espone a sanzioni che possono arrivare al 6% del giro d’affari annuo e, in caso di recidiva, al divieto di operare in Europa.
La data in cui sarà completamente entrato in vigore il Digital Service Act è il 17 febbraio 2024: da allora la nuova disciplina sarà obbligatoria per tutte le entità che rientrano nel suo ambito di applicazione.