Oggi siamo di fronte a una nuova ondata di dati industriali che si prevede molto più grande dell’ondata di dati personali. È quindi necessario, anche per i dati industriali, garantire parità di accesso e chiarire i diritti di utilizzo tra aziende, tra imprese e consumatori, e tra imprese e settore pubblico.
Il 14 marzo è stato approvato a larghissima maggioranza dagli eurodeputati (500 voti a favore, 23 contrari e 110 astenuti) il Data Act: iniziativa legislativa sulla condivisione, le condizioni di accesso, i trasferimenti e l’interoperabilità dei dati che mira a contribuire allo sviluppo di nuovi servizi digitali, in particolare nel settore dell’intelligenza artificiale. Si attende ora la posizione del Consiglio dell’Ue per iniziare i negoziati interistituzionali e finalizzare anche l’ultimo tassello della strategia per accelerare la digitalizzazione del Mercato Unico dell’Ue.
Il punto di partenza del Data Act è il potenziale non sfruttato nell’economia dei dati. Si stima che circa l’80%, ovvero 33 mila miliardi di gigabyte, siano andati perduti. Per questo motivo la legge Ue sui dati affronta le questioni legali, economiche e tecniche per rendere più dati disponibili, stabilendo le regole sull’accesso, l’uso e gli scopi dell’Internet delle cose, con particolare attenzione agli sviluppi dell’intelligenza artificiale.
La legge renderà disponibili una maggiore quantità di dati generati dall’uso di prodotti connessi o servizi affini. Questo andrà a beneficio delle imprese, dei cittadini e delle pubbliche amministrazioni anche perché, contemporaneamente, verranno stabilite norme sulla condivisione di tali dati in modo tale che gli individui e le imprese possano avere maggiore controllo sui dati da loro generati con i dispositivi intelligenti.
In particolare, le aziende potranno decidere quali dati possono essere condivisi, mentre il produttore potrà scegliere di non rendere disponibili alcuni dati. Il testo definisce inoltre come gli enti pubblici potranno accedere e utilizzare i dati in possesso del settore privato necessari in circostanze eccezionali o di emergenza quali inondazioni e incendi. Sarà infine più facile trasferire i dati da e verso i fornitori di servizi e ciò incoraggerà un maggior numero di attori, indipendentemente dalle loro dimensioni, a partecipare all’economia dei dati.
Nel suo intervento alla sessione plenaria del Parlamento europeo sul Data act, la relatrice Pilar del Castillo Vera (Ppe) ha affermato: “Abbiamo bisogno di strumenti forti per rafforzare la base industriale dell’Ue, i dati sono la chiave per la competitività sul mercato globale. […] Siamo determinati a difendere e potenziare l’autonomia strategica dell’Ue, dopo aver approvato norme fondamentali sui dati, come il Digital services act e il Digital markets act, o il Chips act”.
Il commissario europeo per l’Industria, Thierry Breton, ha inoltre aggiunto che con il Data Act “abbiamo l’opportunità di aumentare considerevolmente il valore generato dai dati industriali per la nostra economia, la nostra competitività ma anche per la nostra società. E per cogliere questa opportunità l’Europa deve agire in fretta e con determinazione”. L’obiettivo dell’Ue è “raggiungere un’economia dei dati aperta e innovativa, ma alle nostre condizioni e in conformità con i nostri valori”, ha proseguito Breton, indicando la volontà di prestare “particolare attenzione ai diritti delle Pmi, dei consumatori, all’interesse pubblico e alla protezione dei dati europea, fondamentale per la sovranità digitale”.
(C.D.G.)