Sentenza storica del Tribunale civile di Milano sul tema della cosiddetta “eredità digitale”. Per la prima volta in Italia, infatti, un giudice ha ordinato in via cautelare d’urgenza ad Apple di concedere ai genitori di un ragazzo agrigentino morto un anno fa in un incidente stradale il recupero dei contenuti digitali dall’account del figlio. Lo smartphone era andato distrutto nello schianto, ma le foto ed i video sincronizzati online e conservati in cloud risultano comunque recuperabili.
I genitori della giovane vittima avevano provato a spiegare ad Apple che per “cercare di colmare almeno in parte il senso di vuoto”, avrebbero amato rivedere video e foto del figlio sul telefonino, e le ricette annotate dal giovane chef, che la famiglia avrebbe voluto raccogliere in un “progetto dedicato alla sua memoria”. Ma il colosso del web aveva negato l’autorizzazione, invocando la protezione dell’identità di terzi in contatto con il ragazzo, nonché la sicurezza dei clienti.
Negando l’accesso ai ricordi digitali del figlio morto, Apple aveva preteso che i genitori si dotassero di una serie di prerequisiti giuridici come l’essere “agenti” del defunto e portatori formali di un “consenso legittimo”.
Richiesta, però, che il Tribunale civile di Milano ha ritenuto del tutto illegittima. La giudice infatti si è appellata al Codice della privacy, contenente un paragrafo sulla tutela post-mortem. La norma demanda alla persona la scelta in vita, se lasciare o no agli eredi la facoltà di accedere ai propri dati, e – in assenza di un suo espresso divieto scritto – attribuisce i diritti sui dati del defunto a chi agisca per ragioni familiari meritevoli di protezione.
Per il giudice, dunque, “il legame esistente tra genitori e figli e la volontà di realizzare un progetto che possa tenerne viva la memoria sono elementi che incarnano anche il perseguimento del legittimo interesse richiesto dal Regolamento generale europeo sulla privacy per superare il diniego opposto da Apple per tutelare la sicurezza dei clienti”.