Il caso di un programmatore olandese, assunto dal 2019 per il telemarketing a distanza dall’azienda americana Chetu, è finito in tribunale.
Questi era stato licenziato dalla filiale per essersi rifiutato di tenere accesa la webcam durante tutte le otto ore di smart working, lamentando un’ingiustificata ed eccessiva violazione della privacy.
Appellatosi presso la corte del proprio paese, ha vinto la sua battaglia.
I giudici del tribunale di Tillburg hanno condannato l’azienda (non presente al processo) al versamento di una somma di circa 75mila euro tra stipendi risarcimento e spese legali.
Motivazioni: il non aver capito a sufficienza i motivi del licenziamento e l’istruzione considerata non ragionevole al proprio dipendente, in quanto contraria al suo diritto e al rispetto della sua vita privata.
La sede olandese di Chetu Inc. è stata chiusa poco dopo la sentenza.
La vicenda avrebbe avuto uguale conclusione anche in Italia secondo il nostro ordinamento, con l’unica differenza che il dipendente licenziato in maniera illegittima avrebbe avuto il diritto ad un reintegro nel posto di lavoro e non solo ad un risarcimento.