Caso più unico che raro quello delle scuole pubbliche di Seattle che, compatte, hanno avviato una mega causa contro i giganti dei social media (Meta, TikTok, Google ecc.) responsabili secondo loro di sfruttare i cervelli vulnerabili dei giovani a scopo di lucro.
Essa fa seguito comunque ad un biennio 2021-2022 caratterizzato da un centinaio di cause intentato contro gli stessi social da parte delle famiglie americane.
Nello specifico, è ancora una volta il tema della dipendenza social, dell’utilizzo eccessivo e patologico dei social media ad essere al centro della questione: esso impedirebbe alle scuole di portare avanti in modo corretto la propria missione educativa in quanto responsabile delle principali patologie riscontrate nei giovani come ansia, depressione, problemi alimentari, cyberbullismo.
Esse sarebbero dunque costrette a perseguire piani didattici alternativi e paralleli sugli effetti dei social media, nonché a formare gli insegnanti sul tema con il supporto di professionisti della salute mentale.
Tra gli esempi portati a sostegno di ciò dal fronte comune spiccano i cosiddetti “Facebook Files” nati a seguito delle rivelazioni fatte dall’ex dipendente di Mark Zuckerberg, Frances Haugen.
In essi veniva evidenziato appunto come la società (Meta) stava consapevolmente depredando i giovani vulnerabili per aumentare i profitti. Nel mirino in modo particolare era finito l’algoritmo di Facebook, accusato di promuovere in modo intenzionale contenuti divisivi.
In sostanza nella causa si chiede al tribunale di ordinare alle aziende big tech di risarcire i danni e di pagare per la prevenzione e le cure per l’uso eccessivo e problematico dei social media.