Alla paura del contagio ora si somma la certezza dell’isolamento, imposto dal governo nel tentativo di arginare la diffusione del Coronavirus. Le valutazioni epidemiologiche e medico-scientifiche spettano agli esperti. Dal punto di vista comunicativo, però, non si può non evidenziare alcune incongruenze, incertezze e mancanze delle quali sono colpevoli tutte le istituzioni, sia quelle centrali che quelle regionali. Senza sottovalutare il sensazionalismo di molti media.
L’episodio della fuga di notizie sabato scorso alla vigilia dell’emanazione del “decreto-coprifuoco” svela l’approssimazione e la scarsa cautela di chi ha in mano in questo momento le chiavi della democrazia e della nostra libertà, cioè i nostri governanti.
Proprio in considerazione delle enormi potenzialità diffusive dei media on line, l’accortezza di tenere secretati i contenuti di atti così impattanti sulla vita dei cittadini come un decreto fortemente restrittivo come quello emanato quella notte avrebbe dovuto prevalere su tutto.
A prescindere da chi l’abbia incautamente diffusa in anticipo, occorre fare una riflessione di metodo e di approccio all’emergenza: prevalga in queste ore così delicate e cruciali per la salute dei cittadini e per il futuro dell’intero Paese la comunicazione istituzionale, di pubblica utilità, neutrale, fondata su elementi certi e documentati, lontana da allarmismi ed euforia. La comunicazione istituzionale è per sua natura depoliticizzata, lontana dagli interessi di parte, completamente al servizio dei cittadini, senza narcisismi narrativi. Questo vale per i rappresentanti delle istituzioni, gli addetti ai lavori, i comunicatori, i giornalisti.